SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

La Serbia regno (1217-1345)

La formazione, la difesa e la definitiva consacrazione dello stato serbo vengono tutte dall’Occidente e si realizzano nell’ambito e col sussidio delle correnti politiche antibizantine.Ciò nonostante la Serbia rimane uno stato tutto orientale.A questo fine, durante tutto il Medioevo, lavora instancabilmente il monachesimo, unico elemento di vita superiore, geloso depositario e tenace difensore dello spirito ortodosso, assiduo cancellatore di tutti i valori che all’anima serba potessero ricordare i meriti e far sentire l’anima e la vita dell’Occidente cattolico.

All’atto del pontefice, che poteva incrinare la compattezza ortodossa e mettere in forse la stessa eminente sovranità dei regnanti, segue subito la presa di una potente contromisura: la fondazione della chiesa nazionale autocefala serba. Il patriarca e la corte imperiale di Nicea, tradizionalmente antiromani, accolgono con lieto consenso il monaco Sava, fratello del re, venuto a propugnarne l’istituzione e consacrano in lui il primo arcivescovo.Si fonda il monumentale monastero di Žiča dove Sava fissa la sua residenza e nella cui basilica si ungeranno i re futuri.Contro il titolo regale elevò protesta il re d’Ungheria, che dal 1199 s’intitolava anche re di Serbia, e contro l’erezione dell’arcivescovado, l’arcivescovo di Ochrida, ma la situazione non mutò.

Re Stefano tenne il potere per un altro decennio, per poi ritirarsi, come il padre, gli ultimi giorni di vita, in un monastero.

Al tempo suo certamente appartiene quel primo ingentilimento dei Serbi, che da primordiali pastori e razziatori tramutò in individui nazionalmente e politicamente coscienti.Sotto di lui ebbe più chiara figura l’ancestrale ordinamento in famiglie, consorzi di famiglie e tribù, e la partizione politica in giuppanati.Città vere e proprie non sorsero, ché il murare era soltanto usato per i monasteri e per le più importanti opere fortificatorie, mentre la popolazione viveva in capanne di frasche, ma sorsero numerosi i mercati con fondachi e atteggiamenti eretti soprattutto da Veneziani e Ragusei che, frequentandoli assiduamente, fecero apprezzare i benefici dell’agricoltura, del commercio, dell’industria e dello sfruttamento minerario.

Su questo piede la storia serba continua per tutto il Duecento e per qualche decennio del Trecento.

A Stefano successe nel 1228 il primogenito Radoslao, che, debole e lontano dallo spirito del popolo, impigliato in una situazione famigliare che lo rendeva schiavo del suocero Teodoro Angelo, imperatore di Epiro, fu nel 1234 sbalzato dal trono dal secondogenito Vladislao.Vladislao, ligio a sua volta al suo suocero, lo zar bulgaro Asen II, che lo aveva aiutato nell’impresa, dovette abbandonare nella primavera del 1243 il potere al terzogenito Uroš I, ritenendo tuttavia il titolo regale e alcuni territori della Marittima.Uroš, figlio della Dandolo, si mostrò molto migliore sovrano, e, pur continuamente premuto dall’Ungheria, resse abilmente lo stato fino a che nel 1276 dovette cedere definitivamente il potere al figlio Stefano Dragutin, che, avendo spostato una Árpád, era sostenuto dall’Ungheria.Dragutin regnò da solo fino al 1282.

In questo anno, spezzatosi una gamba e divenuto inabile alle imprese di guerra, tolse a correggente il fratello minore Stefano Uroš II Milutin (1282-1321).Per più tempo la Serbia fu governata da due sovrani con diversi orientamenti, attività e sfere d’azione: Dragutin volto alle potenze cattoliche, particolarmente al papato e all’Ungheria, ne godeva gli appoggi e le simpatie, sì che ottenne il banato di Macsó (Mačva) e il Sirmio; Milutin occupato nel settore bizantino, talvolta come amico, tal’altra come competitore, riuscì a penetrare nel territorio di Skoplje e a farsene residenza.La duplicità del potere e la diversità dell’orientamento originarono tra i fratelli gelosie e lotte, specie per la designazione dei successori.

Morto nel 1316 Dragutin, Milutin si prese tutto il potere, imprigionando Vladislao, figlio di Dragutin.Nel 1321 morì anche Milutin e, nonostante il suo quadruplice matrimonio, la vita non troppo morigerata e l’aver fatto accecare per avidità di potere il proprio figliuolo, fu, come Nemanja e Stefano Primo Coronato, santificato dalla chiesa nazionale serba.Consacrazione non certo di pietà, ma riconoscimento di aver governato nella linea voluta dall’ortodossia.Dopo acute lotte dinastiche prevalse nel 1322 Stefano Uroš III, miracolosamente guarito dalla cecità, sotto il quale, pur fra forti convulsioni interne, incomincia l’ascesa della Serbia verso l’impero.

Uroš III si schiera contro Bisanzio e la Bulgaria. Batte nel 1330 a Kjustendil lo zar Michele, che, per sposare la sorella di Andronico III, aveva ripudiato la serba Anna.In questa impresa si distinse particolarmente il giovane correggente Stefano Dušan.Il successo e la conseguente popolarità lo esaltarono tanto da indurlo a mettersi l’anno dopo contro il padre, destituirlo, imprigionarlo e, forse, assassinarlo.Stefano Dušan è, dopo Nemanja, la più marcata figura della storia serba.Buon politico e gagliarda tempra di conquistatore, vide subito quale partito si poteva trarre dalla insanabile  agonia dell’Impero  bizantino.Come tutti i veri costruttori della potenza serba si mosse nell’orbita della politica orientale veneziana.

A Nord si contrappose all’Ungheria, a Sud affrontò Bisanzio.Lì, piccoli ed insignificanti furono i successi, ma a Sud, particolarmente dopo la morte di Andronico III (1341), le provincie bizantine caddero l’una dopo l’altra in suo potere.Nel 1345 egli dominava l’Albania con Croia, Berat e Valona, la Macedonia con Ochrida e Castoria, e verso l’Egeo Serrai, Drama, Philippi e Crisopoli.La raggiunta potenza lo trasse a concepire il disegno di soppiantare da Costantinopoli i Paleologo e farsi egli stesso autocratore.

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