SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

arte-studenica

L’arte - ai primi del secolo XIV si affermano in questa pittura tendenze nuove.

Sebbene taluni dei suoi prodotti, ad esempio le pitture nella chiesa del monastero Chilandari sul Monte Athos, abbiamo sempre ancora carattere monumentale, anche in essi ora agli antichi modelli si sostituisce l’arte della miniatura: a Staro Nagoričino, a Žiča, nella chiesa del re Milutin a Studenica, a Gračanica la monumentalità cede il posto a composizioni in dimensioni ridotte e caratterizzate soprattutto dalla tendenza all’illustrazione epica e anche dal crescente realismo della visione artistica, dall’osservazione più diretta della realtà e dalla maggiore varietà nella disposizione della figura umana.

Hanno una sfumatura particolare altre pitture connesse con questo gruppo, che si accentrano nella scuola di pittura rappresentata dagli affreschi di carattere narrativo a Visoki Dečani, i quali, specie nell’iconografia, rivelano rapporti indubbi con la pittura italiana.

Altri affreschi, a Markov Manastir, Lesnovo, Matejić, Psača e altrove, hanno, sullo stesso sfondo, caratteristiche ancora diverse, nelle quali si esprimono fino a un certo punto tendenze popolari: i tratti sono alquanto più rudi, ma le composizioni sono piene di vigore e di slancio.

Le pitture nella chiesa della valle della Morava sono anch’esse affini agli affreschi di Staro Nagoričino e di Gračanica, ma – per quanto vi siano tra esse divergenze evidenti di concezione – la nota dominante in tutte è la crescente tendenza ornamentale come pure (secondo la definizione di Okunev) uno stile alquanto «barocco».

In prima linea vanno notate le pitture di Manasija.

Nel complesso di questa pittura i ritratti occupano un posto preminente, specie i ritratti di re e delle loro famiglie, e anche di altri fondatori, talché forse nessun altro paese europeo ha conservato nella sua pittura medievale tanti ritratti di personalità storiche, quanti se ne hanno in Serbia.

Gl’inizi dell’arte serba più recente vanno ricercati nella Vojvodina, ove verso la metà del sec. XVIII si ha una notevole intensificazione del movimento artistico, soprattutto nel campo della pittura.

Esso segna la rottura con le tradizioni antiche: di modo che già nella seconda metà del secolo questa pittura – a parte una certa rigidità di forme nella pittura chiesastica – è in realtà ormai del tutto occidentalizzata.

Centro di tutto questo movimento è Novi Sad, e tra gli artisti della Vojvodina vanno notati in primissimo luogo Konstantin Daniel (1789-1783), ritrattista e autore di numerose iconostasi concepite in spirito quasi cattolico, e Gjura Jakšić.

La Vojvodina fornì persino una serie di pittori a Belgrado, quando ivi, verso la metà del sec. XIX, cominciò a crescere l’attività artistica.

Ma la mancanza di proprie tradizioni artistiche, la povertà della tecnica e l’indifferenza del pubblico di fronte ai problemi artistici resero la vita degli artisti molto precaria.

Tra i pittori che, verso la fine del sec. XIX, lavoravano a Belgrado, vanno nominati il ritrattista St. Todorović e Gjorgje Krstić, allievo dell’Accademia di Monaco, genuinamente romantico e colorista di prim’ordine, ricco di delicatissime tonalità.

Pure al campo del ritratto e della pittura di genere appartengono le opere migliori di Uroš Predić, artista coltissimo dalle tendenze naturalistiche, in cui a volte è sensibile l’influsso di uno dei pittori serbi più rappresentativi, P. Jovanović (v.), ed anche del pittore cèco Ĉermàk.

Tra le figure più interessanti di questo gruppo di Belgrado è quella di Leone Koen proveniente da un’antica famiglia ebraica di Belgrado.

Atteggiamento romantico, amore per i temi elevati e nobili, tendenza alla monumentalità e colori chiari, caratterizzano la sua opera; la sua attività creatrice fu però minata dalla malattia e dalla scarsa comprensione che ebbe per lui il suo ambiente.

Temperamento fortissimo, individualità spiccata e grandi qualità coloristiche ebbe l’impressionista Nadežda Petrović (morta nel 1915).

Primo paesista a Belgrado fu Marko Murat di Ragusa, già verso la fine del sec. XIX trasferitosi a Belgrado.

Il gruppo dei giovani di Belgrado è costituito da Br. Popović, Petar Dobrović e Jovan Njelić, tra cui specialmente l’ultimo si distingue per le sue tendenze sperimentali e il senso spiccatamente ornamentale.

Merita menzione inoltre Marino Tartaglia.

In Serbia, del pari come negli altri centri della Iugoslavia, fino ai tempi più recenti l’arte pittorica ha occupato il primo posto nell’attività artistica: la parte della scultura era a confronto assai modesta.

Nulla di strano quindi che nella vecchia generazione degli scultori serbi non si possano rilevare se non poche personalità eminenti, tra cui primeggiano Ubavkić e Giorgio Jovanović, ambedue rappresentanti del naturalismo accademico.

La situazione mutò col rilevarsi della grande arte di I. Meštrović (v.), creatore di composizioni di grande forza espressiva.

L’influsso del Meštrović fu naturalmente assai grande anche sull’arte serba, come su quella croata, poiché, anche nel campo dell’arte, vanno sempre più scomparendo le antiche frontiere tra le singole parti della Jugoslavia e il linguaggio artistico si fa sempre più unitario.

Ciò ha la sua importanza anche per l’architettura, nella quale, accanto agli architetti più anziani, tra i giovani si segnalano particolarmente i fratelli Krotić.

 

 

Bibl: V. Jugoslavia: Arte; inoltre: V. R. Petković, La peinture serbe du moyen âge, voll. 2, Belgrado 1930-34; Kraljevina Srba, Krvata i Slovanaca, Lubiana 1927 (articoli di arte antica e contemporanea di I.R. Petković e V. Petrović); V. Marković, Provoslavno monaštvo i monastiri u srednjevjekovnoj Srbiji (Monachismo ortodosso e i monasteri nella Serbia medievale), Sremski Karlovci 1920; V.R. Petković, s.v. Umernost srpska (Arte serba), in Narodna Enciklopedija S.H.S., IV pp. 978-990; N. Okunev, Starožitnosti jižných Slovanů a jejích vĕdecký význam (Le antichità degli Slavi meridionali e la loro importanza specifica), in Slov. Přehled, 1927, pp. 241-253; Pokryskin, Pravoslavnaja cerkovnaja architektura XII-XVIII st. v. nynešnem serbskom korolestve (L’architettura chiesastican ortodossa nei secoli XII-XVIII nell’odierno regno serbo), Pietroburgo 1906; Miloje M. Vasić, Žiča i Lazarica, studije iz srpske umetnosti srednjega veka (Ž. E L., studi sull’arte serba del Medioevo), Belgrado 1928; Ž. Tatić, tragom velike prošlosti (Sulle orme di un grande passato), Belgrado 1928; N: Okunev, Monumenta artis serbicae, I-IV, Zagabria-Praga 1928-1932; V. Molè, Serbska sztuka średniowieczna, Slownik starożytności slow, Zeszyt próbny (L’arte serba nel Medioevo, Dizionario delle antichità slave, faicolo di prova), Varsavia 1934. – Il resto della letteratura sull’arte medievale è ordinato sistematicamente nella Bibliografia a L’Art byzantin chez les Slaves, I: Les Balkans, Parigi 1930, pp. 427-444. La letteratura contemporanea anche in Byzantinoslavica, dal 1929 in poi. – Meštrović, MCMXXXIII, Zagabria (Albo di tavole).

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