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Categoria: SERBIA

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La Serbia grangiuppanato (1170 circa-1217)

Per quanto l’imperatore bizantino Emanuele Comneno avesse nel 1168 fortemente riaffermato il suo imperio sulla Rascia destituendo alcuni gran giuppani ribelli, imprigionandoli e proponendo al governo della regione dei vassalli fidati, la situazione politica, per l’incrociarsi delle forze che in quegli anni agivano nella Balcania, s’era sempre mantenuta propizia a manovre.

Stefano Nemanja si affaccia alla vita politica rasciana intorno al 1170.

Egli incomincia con lo sfruttare la reazione indigena al colpo di forza imperiale del 1168, riesce ad imporsi, a scacciare e a sostituirsi nel potere ai gran giuppani vassalli. I suoi primi successi coincidono con la rivalità e la guerra veneto- costantinopolitana del 1170-1171. Nemanja ne approfitta per innestare la sua azione in quella veneziana e per stabilire alleanza ed intese antibizantine anche con l’Ungheria e con l’Impero d’Occidente.

I suoi eserciti marciarono subito a Nord verso il litorale adriatico contro le provincie bizantine di Croazia e Dalmazia e ad oriente sulla strada da Niš a Belgrado, riportando dappertutto notevoli successi. Ad arrestare però la sua azione sopravvenne il disastro veneziano nell’Egeo e la morte di Stefano III d’Ungheria. Emanuele, liberatosi dagli altri nemici, si volse minaccioso contro la Rascia.

Nemaja vide l’opportunità di sottometterglisi nel più pieno e rassicurante dei modi. Dal 1171 al 1180 la Rascia fu nuovamente vassalla di Bisanzio.Ma non appena dopo la morte di Emanuele (24 settembre 1180) la Balcania ripiombò nel caos, il gran giuppano riprese vigorosamente ad agire. Mentre suo fratello Miroslao si consolidava nella Zaculmia, egli, stretta un’alleanza con Bela III d’Ungheria, si spingeva nella valle della Morava ed espugnava tutta una serie di città bizantine.

Si volgeva poi alla Dioclea e occupava Scutari, Sarda, Dagno, Drivasto, Suacia e i porti di Dulcigno e Antivari, ne espellava i principi diocleati suoi parenti e costituiva la Provincia Marittima.Nel 1186 gli si diede Cattaro. Ragusa invece resistette sempre a lui ed ai suoi successori con vigorosa tenacia. Nel 1187, in alleanza con il rinnovato impero bulgaro, occupò Niš e devastò i castelli della valle del Timok.Nel 1189 conquistò lo Struma superiore ed ebbe Skoplje e Prizren.

A Federico Barbarossa, di passaggio per Niš, nello stesso anno offrì doni, alleanza e vassallaggio, volendo, in opposizione a Bisanzio, ripetere dall’Occidente la dignità propria e quella dello stato che andava costruendo.Tuttavia fu proprio l’imperatore bizantino, che, pur dopo averlo battuto nel 1190 sulla Morava, ed avergli ritolto il meglio dei territori, gliele riconobbe. Da quest’anno lo stato serbo può considerarsi fondato e Nemanja si dedica alle opere di pace: organizzò la vita religiosa che faceva capo al vescovato di Ras, e fondò molti monasteri, centri di pietà e di cultura, custodi dello spirito serbo.

Non trascurò l’Occidente: frequenti si fecero, attraverso la Marittima e Cattaro, i contatti col papato e con gli stati latini. Quando gli parve di ave compiuto l’opera convocò nel 1196 una dieta dello stato, rimise il potere al secondogenito Stefano e si ritirò a vita monastica (v. Stefano Nemanja). Un grave problema lasciò però insoluto, non avendo stabilito alcun  fermo ordine di successione.I Nemanja, continuamente ondeggianti fra il tradizionale principio del seniorato e quello della primogenitura, riempiono tutto il Medioevo serbo di lotte dinastiche.

Se ne ha il primo episodio l’anno dopo la morte del capostipite (1200), quando il preferito primogenito Vukan, che aveva ottenuto il solo governo della Marittima, insorse contro il fratello e nel 1202 lo scacciò dal grangiuppanato.

Stefano tuttavia, con l’aiuto dei Bulgari, potè l’anno dopo riassumere il potere e in molti anni di governo perfezionare l’opera del padre.

Bizantinofilo dapprima, dopo il 1204, seguendo le orme di Nemanja, orientò la sua politica verso Venezia e il papato. Ripudiata ancor nel 1202 Eudossia, nipote dell’imperatore Isacco Angelo, sposò Anna Dandolo, nipote del doge conquistatore di Costantinopoli. Attraverso Ragusa, dove era conte Giovanni Dandolo, e Venezia, poté nel 1217 ottenere da Onorio III la corona regale ed essere incoronato da un suo legato. L’atto segnò l’elevazione della Serbia da grangiuppanato a regno e Stefano passò alla storia con l’attributo di Primo Coronato.

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