In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, October 10, 2024

Energia senza fili.

teslaenergiasenzafili

La storia del trasformatore di energia senza fili di Tesla

Nikola Tesla, nel suo discorso in Niagara, durante la presentazione del suo trasformatore ribadì che stava lavorando su un “sistema” ancora più semplice.
Se ora si comprende perfettamente la costruzione del suo primo trasformatore, perché i moderni scienziati non sono ancora riusciti a spiegarsi  la realizzazione del trasformatore di energia senza fili,  ancora più semplice, come aveva affermato Tesla?
Successivamente sembra che Moray, scienziato americano, riuscì a realizzarlo, ma anche il suo apparecchio è stato distrutto e il suo brevetto nascosto.
Si racconta che il brevetto di Nikola Tesla di energia senza fili è andato perso, oppure è stato nascosto dai servizi segreti americani.
Pare che nessuno fin ad ora sia riuscito ad inventare un trasformatore di energia senza fili, anche se nel suo diario è riportata una dettagliata descrizione della costruzione e funzionamento dell'apparecchio.
E' stata pubblicata tutta la storia del trasformatore di energia senza fili di Tesla, come la raccontò, per la prima volta, nel suo diario.

Buona lettura. Sladjana

 

Quando penso agli eventi del passato, mi rendo conto di quanto i piccoli casi possono influenzare la formazione dei nostri destini.
La narrazione di un evento, accaduto durante la mia giovinezza, può servire come esempio.
Un giorno d'inverno, in compagnia di altri ragazzi, sono riuscito a scalare una montagna molto ripida.
La neve caduta era abbastanza alta e camminando si sprofondava, mentre il vento caldo proveniente da Sud ci screpolava le mani.
Il nostro maggior divertimento consisteva nel lanciare palle di neve, che poi roteavano per un po', raccogliendo altra piccola e media quantità di neve; in questo gioco emozionante competevamo cercando di sopravanzare l'un l'altro la palla lanciata lontano.
All’improvviso, una palla crebbe molto in dimensione, superò tutti i limiti, fino a diventare enorme, grande come una casa, e ruzzolò fino a valle, dove si fermò provocando un grande tuono, che fece tremare l’intero paese.
Stupefatto, osservai l’evento, senza riuscire a capire cos’era accaduto.
Successivamente per molte settimane, quella immagine si manifestava davanti ai miei occhi, e continuavo a chiedermi come fosse stato possibile che una cosa così piccola poteva crescere tanto.

Da quel momento, l'amplificazione degli effetti deboli mi affascinava, tanto che, anche quando, alcuni anni dopo, cominciai a studiare ed ad effettuare esperimenti con la risonanza elettrica e meccanica, continuò a ritornarmi in testa.E' possibile che se questo evento, che mi aveva profondamente scosso, non si fosse verificato nella mia giovinezza, forse non avrei seguito, con attenzione, la piccola scintilla emessa dalla mia bobina e mai avrei perfezionato la mia migliore invenzione, e che ora, per la prima volta, vi illustrerò...

Un giorno in montagna, mentre passeggiavo, vidi l’avvicinarsi di una perturbazione temporalesca; subito cercai un riparo.
Il cielo si coprì di nuvole scure, ma la pioggia non cadeva; improvvisamente si manifestò un fulmine, e pochi istanti dopo ci fu un diluvio.
Questo scenario stimolò la mia mente a riflettere.
Era ovvio che i due fenomeni erano strettamente correlati come causa ed effetto.
Dopo aver molto riflettuto, conclusi che l'energia elettrica che aveva causato la caduta di tanta acqua era insignificante, mentre il fulmine ha svolto il ruolo di un sensibile grilletto.
E 'stata una splendida opportunità per l’effettuazione di un esperimento.
Se solo si riuscisse a produrre gli effetti elettrici nella quantità richiesta, l'intero pianeta e le condizioni di vita potrebbero mutare.
Il sole solleva l'acqua dal mare e i venti la portano in luoghi lontani instaurando un equilibrio molto fragile degli agenti atmosferici.
Se fossimo in grado di modificarlo quando e dove vogliamo, la forte scarica, necessaria per la vita potrebbe essere controllata a nostro piacimento.
Si potrebbero irrigare i deserti, creare laghi e fiumi e ottenere dall’acqua una quantità illimitata di forza motrice.
Questo per l'uomo sarebbe il modo più efficace per utilizzare il sole.
Quanto sopra, afferma la nostra capacità di sviluppare energia elettrica utilizzando le risorse che la stessa natura rende disponibili.
Una tale impresa sembrava impossibile, ma decisi di provare, e subito al mio ritorno negli Stati Uniti, nell'estate del 1892, iniziai a lavorare con più stimolo e curiosità, poiché ritenevo che i dispositivi dello stesso tipo erano necessari per il successo della trasmissione dell’energia.

I primi soddisfacenti risultati furono ottenuti nella primavera dell’anno successivo, quando con la mia bobina giunsi alla tensione di circa un milione di volt.
Non era molto, rispetto a quello che già si poteva ottenere in quel momento.
Fino al 1895, continuai ad ottenere progressi nel settore, quando un incendio distrusse il mio laboratorio, cosa che si può dedurre dall'articolo di Martin, pubblicato nel numero di Aprile del "Century Magazine".
Questo sfortunato evento, mi riportò indietro per tante cose, e trascorsi quasi l’intero anno successivo a dedicarmi alla progettazione e ricostruzione del laboratorio.
Nonostante tutto, appena le circostanze lo consentirono, tornai al mio lavoro.
Sapevo che per ottenere una maggiore forza elettromotrice ci voleva un apparato di dimensioni maggiori, intuitivamente percepivo che questo si può ottenere con l’adeguata progettazione di un piccolo e compatto trasformatore.
Durante l’effettuazione dei test, con il secondario a forma di spirale piatta, come descritto nel mio brevetto, sono rimasto sorpreso dalla assenza di forze attrattive, e subito dopo ho scoperto che ciò era dovuto alla forma e alla reciproca posizione delle spire.
Per verificare questa osservazione, decisi di usare dei cavi per l’alta tensione con la bobina di grande diametro, così che i cavi risultavano lontani abbastanza uno dall’altro, affinché la divisione della carica consentisse una piccola distribuzione, impedendo, allo stesso tempo, una grande carica di tensione in qualsiasi punto.
Utilizzando questa tecnica riuscii a raggiungere tensioni di quattro milioni di volt; ero vicino all’obiettivo che sicuramente avrei potuto raggiungere nel nuovo laboratorio di Houston Street, dove potevo produrre scintille di 16 piedi di lunghezza.
Una foto del trasmettitore usato è apparsa, nel numero di Novembre 1898, della rivista " Elektrical Rewiev".
Per poter continuare ad avanzare in questa direzione, lasciai il laboratorio, per terminare finalmente, la costruzione della stazione radio per la trasmissione in modalità wireless.
Nella primavera del 1899 andai in Colorado, ove mi fermai per più di un anno.
Misi a punto, migliorai e perfezionai ulteriormente il mio sistema, che consente di ricevere l'elettricità a qualsiasi tensione.
Per coloro a cui interessa, si possono trovare alcune informazioni sugli esperimenti effettuati in Colorado nel mio articolo: “Il problema di aumentare l'energia umana”, pubblicato nel numero di Giugno del 1900 sul periodico "Century Magazine".
Il redattore della rivista "Elektrical Experiment" mi chiese di essere molto chiaro nella spiegazione, affinché i miei giovani amici, tra i lettori della rivista, comprendessero in modo chiaro la costruzione e il funzionamento del "trasmettitore per l’alta tensione" e il suo scopo.

Quando il primario di questo trasformatore di risonanza porta corrente, pone il “secondario” sotto alta tensione in ogni punto della superficie, e alimenta le bobine distribuite nello spazio lungo l'ideale superficie cilindrica; l’adeguata distanza, l’uno dall'altro alimenta una piccola superficie della densità di corrente, in modo che non vi sia contatto, anche quando il conduttore si presenta senza isolamento.
Così ci si può far passare qualsiasi frequenza, da poche a molte migliaia di cicli al secondo, e può essere utilizzato per generare forti correnti con modeste tensioni.
La tensione massima dipende principalmente dalle curve della superficie su cui vengono distribuiti le cariche elettriche e le dimensioni di queste aree.
Sulla base della esperienza precedente, penso che sia perfettamente possibile produrre anche cento milioni di volt.

D'altra parte, nell'antenna si possono ottenere delle correnti di diverse migliaia di ampere.
Per giungere a questo obiettivo serve solo un apparecchio di modeste dimensioni.
Teoricamente, è sufficiente avere una bobina di 90 metri di diametro al fine di ottenere una forza elettromotrice di queste dimensioni, mentre per la produzione di energia elettrica, tra il 2000 e 4000 ampere, nelle frequenze abituali l’apparecchio non deve superare i 30 metri di diametro.
Più precisamente, l'energia dovuta alla radiazione, misurata sotto forma di Hertz, delle onde nel trasmettitore wireless rappresenta una componente del tutto trascurabile in confronto all'energia totale, per il quale il fattore di smorzamento è molto piccolo, a fronte di una grande quantità di energia elettrica che viene accumulata in un terminale ad elevata capacita.
Questo percorso può attivare impulsi di ogni tipo, anche basse frequenze, e produce sinusoidi non smorzate, oscillazioni simili a quelle degli alternatori.

Più in generale, un trasformatore risonante, possiede oltre alle menzionate proprietà, e può essere calibrato con precisione per adattarsi alla sfera terreste e alle sue costanti e specificità.
Grazie a questo tipo di progetto, si consente lo straordinario trasferimento di energia senza fili.
La distanza non ha alcun significato poiché l'intensità dell'impulso trasmesso non viene ridotto.
E 'anche possibile aumentare l’azione allontanando la stazione di radiodiffusione, cosa coerente con la legge esatta della matematica ...........................................

 

 

 

 

 

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