SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

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CONSIGLI  AGLI  UOMINI  SU COME CONQUISTARE  LE DONNE

Se ancor c’è tra voi chi non sa ancora l’arte d’amare, legga il mio canto e reso provetto colga nuovi piaceri! Solcano l’onde con le vele o i remi, spinte con maestria, le fluide chiglie; con arte convogliamo il leggiadro cocchio: con valentia è dunque da condursi Amore! Fresco milite, primo sudore, o tu che giungi alla guerra d’amore, è trovar colei cui dovrai, con la tua spada infuocata, trafiggere a sangue il cuore. Non aspettarti che caschi ai tuoi pié come colomba cadente dal cielo. Dovrai inseguirla tu, su questa terra, lavorando sodo e ammiccando d’occhi.


E finalmente, quando scocca il tempo, rompi gl’indugi e parlare! Venere aiuta, complice dea Fortuna, colui che sappia osare. Fatti volpe nel corteggiar la casta preda e non disprezzar equoree lusinghe per catturare coi lacci di Narciso colei che sempre dolce esca alletta. Aiuta versar lacrime: basta un lagno e friabile si fa il duro diamante.
Fa’ che ti scorga bagnate le gote, per quel che puoi; e se ti manca l’umido(la lacrima non sempre è tempestiva), sfiorati gli occhi con mano d’acqua intrisa.

Chi poi, non è sciocco, omette di mischiare maschi baci e candide parole? La vedi riottosa? Non porre indugio, i baci strappale a forza! Se insorge, la vedrai presto sbottare irosa che sei insolente, ma sappi che solo ama, tumultuando, essere avvinta e presa. Bada soltanto di non farle danno, di non rigare le sue tenere labbra quando baciuzzi le strappi e che non possa dire i tuoi modi bradi e imprudenti. Chi, rubati i baci con maestria briccona, poi non coglie il fior che resta, perderà anche il poco. Ahimè che beffa mollare sul punto estremo la promessa!

Fu semplicioneria, oibò non certo pudore! Tu la chiami violenza? Ma se è questo che brama la donna! Ciò che aggrada a quelle è offrir coatte ciò che pur dar vogliono.
Colei che attacchi nell’assalto del sesso, chiunque esse sia, ne sguazza, e la violenza è per lei gradito omaggio; se la lasci indenne quand’eri di già sulla sua soglia, maschererà in volto la sua gioia, ma avrà rancor silente in cuore. Patire dové Febe la violenza; con atto brutale fu amata sua sorella; all’una e all’altra sempre fu caro il ratto di Castore e Polluce. Come decenza impone alla virginal pulzella di compiere il primo pur desiato approccio, così poì le è prezioso chi ai segreti dell’alcova nella licenza l’inizia.

Vana speranza cova l’adone che, pur corrusco in bellezza, s’aspetta ch’ella gli caschi prima tra le braccia. Si faccia umile e rompa gl’indugi! Le vada appresso, piuttosto, e frasi d’amor sussurri come in mite preghiera, ed ella ne accetterà comodo l’ardore. Se vuoi conquistare, o drudo, il suo cuore, persevera, implora e prega.  Lei altro non vuol che suppliche! Inventa tu uno scopo al vostro amore, dài tu l’abrivio senza tema alcuna. Già Zeus si piegava, pur sommo, a impetrare l’eroine antiche: niuna provocò il fallo del divino! Ma attento a te. Solo se avverti di suscitare in lei aspra burbanza, molla le vane preghiere e vade retro. Spesso le strane inseguon chi fugge, e chi le assilla mostran corruccio. Tempera, dunque, l’assalto, non arrecar loro uggia e noia.

Se blateri irruente, arresta il desìo ove sgorghi e fiotti nelle tue parole. Spesso funziona e penetra l’amore se foderato ad arte con cappa d’amicizia. Per questa via già molti scaltri ammansirono col sentenziare probo donne ritrose e schive. E così chi fu l’amico, si ritrovò nudo a letto di lei e amante. Come finire io posso! Sono le donne così diverse e giusto è che tu , o inclito guitto, ti adegui immantinente! Non ti lascerò senza dirti che mille sono vie per giungere ad altrettanti cuori.

Dalla terra non sgorga sempre lo stesso frutto. Qua cresce la vite, là l’olivo; qui ondeggia al sole eletto il frumento. Tante sono le facce quanto al mondo differiscono i cuori. Solo il vero saggio conosce l’adeguarsi: egli, imitator di Proteo, or sottile si farà, or fluente come l’onda. Oppure sarà leone, o inerte vegetale, e perché no, un irto cinghiale. I pesci qua acchiapperai con la saetta, là con l’amo e l’esca, qui con le reti dalle corde tese.

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L’Ars Amandi è un poema in tre libri scritto in esametri da Publio Ovidio Nasone, un poeta romano vissuto nel I sec. A.C.

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