SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

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ATTENZIONE AI PROBLEMI DELLA SICUREZZA E AMBIENTE

Nel corso degli ultimi anni il tema degli infortuni e morti bianche nel nostro Paese è  affrontato dal Presidente Napolitano con attenzione ed interesse alla prevenzione e sicurezza, il dato allarmante è statistico conta circa 450mila vittime del lavoro per mancata prevenzione, per cui è doveroso promuovere la sicurezza in ambito lavorativo essendo necessario sostenere ogni azione possibile per far diminuire i numeri di questo fenomeno, ma il costante monitoraggio di quanto è fatto dalle istituzioni preposte è fondamentale.

Tutto questo coinvolge in un dibattito politico con il seguente contenuto: «L’attenzione costante del Capo dello Stato che in un occasione ha incontrato una delegazione della Commissione infortuni e morti bianche del Senato è un segnale forte per tutti coloro che sono interessati a questo tema e, senza interessi di ‘quartiere’, devono impegnarsi a dare il massimo contributo per la salvaguardia della salute e della vita dei lavoratori», è il commento del Presidente dell’ANMIL Franco Bettoni in un incontro avvenuto nella sede del Quirinale.

Ancora un monito si ritrova quando il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, affronta il tema della sicurezza e dignità del lavoro ai politici e in generale al mondo delle istituzioni e dell’impresa.

Nel messaggio inviato dal Presidente della Repubblica al sindaco di Campello di Clitunno (Paolo Pacifici), nel quinto anniversario dell’incidente in cui persero la vita quattro lavoratori della Umbria Olii, Napolitano ha ribadito che non bisogna avere cedimenti nel campo della sicurezza.

In occasione della pubblicazione di un volume che raccoglie le testimonianze della sciagura di Campello di Clitunno, il Presidente della Repubblica ha espresso vivo apprezzamento per le iniziative promosse in questi anni dall’Amministrazione comunale questo in ricordo delle vittime e delle drammatiche circostanze di quell’evento e, per precisare, che va in ogni caso rifiutata l’idea che si tratti comunque di inevitabili tragiche fatalità (chiara espressione da parte del Capo dello Stato a mettere in luce la prevenzione in ogni circostanza di lavoro).

“Confido molto che l’aver raccolto in un agile volume le immagini agghiaccianti di quella tragedia – ha scritto il capo dello Stato Giorgio Napolitano -, dell’immenso dolore delle famiglie delle vittime e della commossa partecipazione di tutti i cittadini, possa contribuire a sollecitare, particolarmente in questo scorcio d’anno ancora funestato da eventi gravissimi, la dovuta attenzione ai temi della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro».

Il Presidente Napolitano ha poi sottolineato l’importanza della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e ha richiamato tutti all’ordine perché deve essere l’impegno di tutti, istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione, insieme con la vigile consapevolezza degli operatori, affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione repubblicana pone a fondamento della nostra Repubblica.

L’unica strada da perseguire in merito a queste attività ritengo possa essere il portare a conclusione l’emanazione degli atti normativi secondari rimanenti per la piena attuazione del D.Lgs. n. 81 del 2008, peraltro quasi già tutti istruiti, destinati a regolare specifici settori di attività lavorativa; avviare quanto prima il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, il quale sarebbe dovuto partire già da tempo, ma che ha subìto gravi ritardi; rafforzare i controlli anche attraverso processi di formazione, individuando come strumenti utili gli organismi paritetici e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, aziendali e territoriali.

Tuttavia restano ancora molti percorsi da fare nel settore dell’agricoltura e dell’edilizia, come pure rispetto alle questioni di genere il cui ambito ancora non è stato oggetto di studio e valutazione.

Quanto alle malattie professionali il cui fenomeno è in allarmante crescita si evidenzia da una parte un’emersione sempre più vasta delle cosiddette ‘malattie perdute’ che ancora sfuggono alla rilevazione in modo da favorire le attività di prevenzione e di sorveglianza sanitaria, dall’altra uno snellimento delle procedure di riconoscimento e indennizzo da parte dell’INAIL, soprattutto per le patologie più gravi come quelle legate all’amianto e per le tipologie cosiddette ‘non tabellate’.

Riporto l’articolo del giornalista Pierfrancesco Demilito, relativamente alla questione “Ilva” che ci ha particolarmente toccato:

“Un’intera città che cammina in bilico sulla sottile linea del suo futuro, una città spaccata e arrabbiata. Così appare Taranto in questi giorni, dopo l’inattesa decisione della magistratura di porre sotto sequestro l’area a caldo dell’Ilva. Una decisione che da una parte della città è stata accolta con giubilo, perché ritenuta l’unica soluzione possibile per fronteggiare la tremenda piaga dell’inquinamento che ormai da decenni grava sul capoluogo jonico. Un’altra parte della cittadinanza, invece, ha vissuto come un dramma la decisione presa dal gip Patrizia Todisco. In particolare la rabbia ha preso il sopravvento tra quei 15 mila operai che in quella fabbrica ci lavorano. Già, perché come abbiamo scritto più volte, finora l’Ilva è stato per Taranto un mostro che ha tenuto prigioniera la città, sfamandola con una mano e avvelenandola con l’altra.

Alla luce della decisione del tribunale tarantino e della conseguente protesta degli operai è stato aperto, in colpevole ritardo, un tavolo a Roma presso il Ministero dell’Ambiente.

E, lo scorso 26 luglio, il Ministro dell’ambiente, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della coesione territoriale, la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto hanno firmato un protocollo d’intesa in cui sono indicati gli interventi infrastrutturali necessari alla bonifica, gli incentivi alle imprese locali e la riqualificazione industriale dell’area.

Lo stanziamento complessivo previsto dal protocollo e’ di 336.668.320 milioni di euro, di cui 329.468.000 di parte pubblica e 7.200.000 di parte privata.

Di questi, 119 milioni vanno alle bonifiche, 187 milioni per interventi portuali e 30 milioni per il rilancio industriale per investimenti produttivi caratterizzati da un elevato livello tecnologico.

Il documento, composto da otto articoli, prevede successivi accordi di programma attuativi, da stipularsi entro 30 giorni dall’effettiva formalizzazione della disponibilità delle risorse.

E’ prevista una “cabina di regia” presieduta dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e un “Comitato” per assicurare la realizzazione degli interventi e coinvolgere forze sociali ed economiche, proponendo al governo soluzioni operative.

L’inquilino del Quirinale, rispondendo ad un appello lanciato dagli operai tarantini, si è augurato che nel “pieno rispetto dell’autonomia della magistratura e delle sue valutazioni ai fini dell’applicazione della legge” si giunga ad una soluzione che garantisca “la continuità e lo sviluppo dell’attività in un settore di strategica importanza nazionale, fonte  rilevante di occupazione in particolare per Taranto e la Puglia, e insieme procedere senza ulteriore indugio agli interventi spettanti all’impresa e alle iniziative del governo nazionale e degli enti locali che risultino indispensabili per un pieno adeguamento alle direttive europee e alle norme per la protezione dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini”.

Più volte in passato, descrivendo Taranto, si è parlato di una polveriera pronta ad esplodere, vittima da anni del ricatto occupazionale di un’azienda che verso la città ha non ha mai mosso un passo e, come se tutto ciò non bastasse, abbandonata da decenni dalla politica nazionale.

Solo negli scorsi anni le amministrazioni locali sono riuscite a muovere qualche timido passo verso la tutela ambientale e della salute dei tarantini ma ormai ci troviamo di fronte a un problema di inquinamento di vaste proporzioni che solo la politica, le istituzioni, come il Capo dello Stato ha più volte affermato, possono risolvere la questione.

 

Salvatore Dott. Carlone

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