SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

sanmartino

 

LA BASILICA

 

II. DESCRIZIONE DELLA BASILICA

Si dà qui una breve descrizione della basilica con riferimento allo stato attuale.

1. Altare maggiore, presbiterio e abside
L’attuale altare risale alla fine del sec. XVIII e sostituisce il precedente che a sua volta nel 1598 era stato collocato al posto del primitivo.
Il disegno è di Francesco Belli, di cui sono anche i candelabri che vi si collocano nei giorni di festa.
Le spese sono state ricoperte in parte dai Carmelitani e in parte dal card. Zelada.
Ricco di marmi pregiati e di ornati in bronzo dorato, è sormontato da un tempietto marmoreo a forma di cupola poggiante su esili colonnine di alabastro inserite in un blocco di verde marmo.
Assai elegante l’urna dal verde antico su cui poggia la mensa dell’altare.
L’architettura dell’abside è secondo la sistemazione fattane dal Gagliardi, mentre la decorazione (che ha sostituito le seicentesche pitture di Galeazzo Leoncini) sono della fine del secolo XVIII.

Dovute ad Antonio Cavallucci e scuola, le pitture raffigurano: nell’abside al centro: il Padre Eterno benedicente, la Madonna con il Bambino, i SS. Pietro e Paolo; in basso (da sinistra) i santi: Andrea Corsini, Maria Maddalena de’ Pazzi, Pier Tommaso di Aquitania, Teresa di Gesù.
Nell’arco trionfale, a destra: S. Martino di Tours e S. Francesco Saverio; a sinistra: S. Silvestro e S. Carlo Borromeo.
Il coro, disegnato dal Belli, è stato intagliato da Giovanni Panatta.
Al centro vi è una immagine del Cristo di Giovanni Micocchi.
Il pavimento del coro e del presbiterio è ricoperto di marmi pregiati, con ripresa dei colori dell’altare maggiore.


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2. La decorazione della navata centrale

Una decorazione unica forse nel suo genere artistico e anche per valore didattico religioso è la serie di stucchi dorati che ricoprono l’architrave marmoreo.
L’opera è stata realizzata tra il 1649 e il 1652 da Paolo Naldini.
Gli stucchi formano un duplice ciclo: quelli della fascia di destra rappresentano simboli riferentisi ad episodi biblici e a disposizioni del culto ebraico; mentre quelli della fascia di sinistra raffigurano scene e strumenti di martirio.
Da tale documento plastico il fedele viene sollecitato a contemplare le principali tappe della salvezza e del popolo eletto d’Israele, ad ammirare la forza eroica dei martiri cristiani.

Ad indicare l’aggancio dei due cicli tra loro e a sottolineare la continuità tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, la successione dei pannelli viene interrotta da otto medaglioni rappresentanti a destra quattro simboli dell’Antico Testamento (e cioè: le Tavole della Legge, simbolo dell’alleanza di Dio con il popolo; l’Arpa, simbolo del re Davide; il Turibolo, simbolo del culto dovuto a Dio; il Dragone, simbolo della schiavitù in Egitto e dell’anticristo), e a sinistra i simboli dei quattro Evangelisti (e cioè: il Vitello, simbolo di Luca; l’Aquila per Giovanni; l’Angelo per Matteo e il Leone per Marco).
Anche gli altri stucchi, medaglioni e statue della navata centrale sono del Naldini, ad eccezione delle due statue superiori nella facciata interiore (S. Giovanni Battista e S. Antonio Abate), dovute a Daniele fiammingo.
Iniziando da quella di S. Antonio Abate, le statue rappresentano successivamente: S. Giusta (madre di S. Silvestro), S. Innocenzo, S. Martino papa, S. Teodoro.
Iniziando da quella di S. Giovanni Battista, seguono: S. Ciriaca, S. Stefano, S. Sebastiano, S. Nicandro.
Nei medaglioni vengono riportati altri martiri.
Le statue in basso, nella facciata interna, rappresentano S. Pietro e S. Paolo.
Gli affreschi con prospettive sono di Filippo Gagliardi.

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3. La Cappella della Madonna del Carmine

In fondo alla navata sinistra, fin dal 1593 è situata la cappella della Madonna del Carmine.
Eretta per munificenza di Caterina de’ Nobili, sposa del conte Sforza di Santafiora, è stata per lungo tempo proprietà della confraternita del Carmine (ora alle Tre Cannelle).
Completamente rinnovata nella forma attuale tra il 1790 e il 1793 sotto la direzione e su disegno di Andrea De Dominicis, costò per i lavori e tutti gli abbellimenti (pitture, marmi pregiato di ben 14 tipi, gran copia di alabastri, cornici di bronzo dorato e stucchi dorati ecc.) ben 18.861,33 scudi.
La somma necessaria fu raccolta dalla pietà e solerzia di un umile frate questuante, il carmelitano fra Elia Barberi.
Nella cappella si venera l’immagine della Madonna, opera di Girolamo Massei (1595), che prima – fino al 1793 – era sull’altare maggiore.
La corona d’oro del peso di 12 libbre, con cui fu decorata solennemente dal Capitolo Vaticano nel 1659, venne asportata dalle truppe napoleoniche nel 1798.
Di nuovo è stata coronata in modo solenne nel 1959.
Dinanzi a questa immagine ha sostato più volte in preghiera S. Giuseppe Benedetto Labre e ad essa hanno reso omaggio i pontefici Innocenzo X e Pio VII e Giovanni Paolo II.
La pala con le anime purganti, all’altare, e la tela raffigurante la visione della nuvoletta di S. Elia profeta sono del Cavallucci.
Del medesimo in collaborazione con Tommaso Sciacca è l’affresco del soffitto (S. Simone Stock).
La ricca cornice di bronzo dorato (peso: libbre 823) è di Giuseppe Boroni, la gloria degli angeli e i bassorilievi della volta sono opera di Agostino Penna, gli stucchi di Filippo Godioli e i marmi sono stati lavorati da Domenico Manzolini.
Sotto la mensa dell’altare riposano le spoglie dei santi Crescenzio, Lanziano e della sua sposa.

5.    Altri affreschi

Nella navata di sinistra si ammirano anche altri affreschi.
Due di essi, opera di Filippo Gagliardi, riproducono gli interni delle antiche basiliche di S. Pietro in Vaticano e di S. Giovanni in Laterano (rispettivamente ai limiti della navata: dalla parte della cappella della Madonna l’uno e dalla parte opposta l’altro).
Il primo affresco (S. Pietro in Vaticano), non anteriore al 1656, presenta molti elementi dovuti alla fantasia del Gagliardi; al centro in primo piano è raffigurata la “pigna” e un fatto tramandato da leggenda: la predicazione del carmelitano S. Angelo martire e la guarigione di una donna ivi avvenuti.
Il secondo affresco è stato eseguito nel 1651; la raffigurazione corrisponde alle descrizioni tramandate da altre fonti precedenti.
Al centro di questo affresco è rappresentato il tradizionale incontro tra S. Francesco, S. Domenico e S. Angelo.
Al centro della navata vi è il mediocre affresco rappresentante lo pseudo-concilio di S. Silvestro secondo gli apocrifi simmachiani.
Di vaste proporzioni fu fatto su iniziativa del Filippini ed eseguito nel 1640 dal pittore milanese Galeazzo Leoncini, che in seguito, forse ormai consapevole dei propri limiti, preferì fare l’oste.

Sotto la pittura riposano le spoglie del Beato Angelo Paoli, carmelitano († 1720), chiamato dai contemporanei per il suo apostolato sociale “Padre dei poveri” e fondatore dell’ospedale per i convalescenti nello stradone di S. Giovanni.
In fondo alla navata, sulla parete interna, è affrescato “Il battesimo del sultano di Damasco”.
Opera eseguita nel 1651 da Jan Miel (forse la sua prima in Roma), si ispira ad una leggenda carmelitana secondo cui S. Cirillo, ritenuto terzo superiore dell’Ordine, amministrò il battesimo a quel sultano.

6.    Altari della navata sinistra

Oltre la cappella della Madonna del Carmine, in questa navata si trovano i seguenti altari:
- della Trinità: fatto erigere verso 1640-1644 da Bartolomeo Sebregondi, è stato in seguito abbellito con marmi intarsiati.
La pala, opera di Giovanni Angelo Canini, rappresenta: La SS. Trinità e i santi Bartolomeo e Nicola di Bari.
- di sant’Alberto carmelitano: eretto nel 1593 nel luogo ove ora si trova l’altare di S. Maria Maddalena, è stato qui trasportato dal Filippini nel 1640, sostituendo così uno precedente dedicato alla Natività.
La tela rettangolare raffigurante il santo è comunemente attribuita a Girolamo Muziano.
Sotto l’altare reliquia insigne del B. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, teatino e cardinale titolare della basilica; l’urna in precedenza conteneva le spoglie mortali del beato, consegnate recentemente ai teatini.
Gli ornati della cappella, dovuti al Filippini, hanno subito numerosi restauri nel corso del tempo.
- di sant’Angelo carmelitano: eretto nel 1604 per cura del priore carmelitano Angelo Minicucci, è stato restaurato nel 1640 dal Filippini.
L’attuale tela del santo è opera di Pietro Testa ed è comunemente stimata di grande pregio.
Eseguita tra il 1645 e il 1646 ha sostituito una precedente tela di Girolamo Massei (1604).

7.    Altari della navata destra

Gli altari della navata destra sono, iniziando da quello vicino al fonte battesimale:
- di santa Maria Maddalena de’ Pazzi, carmelitana: eretto verso il 1651 dal Filippini.
La bella pala della santa è di Matteo Piccione di Ancona (1647).
- di santa Teresa di Gesù, carmelitana: anche questo eretto dal Filippini, con pala di Gian Battista Greppi (1646).
Il motivo che spinse il Filippini a dedicare un altare a questa santa fu la grazia ricevuta per sua intercessione diversi anni prima (nel 1628).
- di san Martino di Tours: eretto verso la metà del secolo XVII dal Filippini.
La tela del santo che divide il proprio manto con un povero è di Fabrizio Chiari (1645).
Pregevoli gli ornati della cappella.
- di santo Stefano protomartire: già eretto prima della fine del secolo XVI, è stato rinnovato nella forma attuale dal Filippini.
La tela del santo è stata eseguita da Giovanni Angelo Canini (1645).
- di san Carlo Borromeo: eretto nel 1614 in altro luogo della basilica, fu dal Filippini nel 1653 trasferito nel luogo attuale.
La pala è stata eseguita da Filippo Gherardi nel 1693.

8.    Il fonte battesimale

Certamente il fonte battesimale si trovava nel posto attuale già nel secolo XVII, come suggerisce la lapide posta nel 1612 sul pilastro vicino al fonte stesso.
Lo stato attuale si deve ai lavori del 1780-1800.
La bella vasca di bardiglio poggiata su un tronco di colonna di peperino è sovrastata dalla bella tela del Cavallucci, raffigurante il battesimo di Gesù.
Nell’arco sovrastante affresco della scuola del Cavallucci.
((Accanto una lastra marmorea ricorda che San Gaspare del Bufalo (Roma, 6 gennaio 1786 – 28 dicembre 1837), fondatore della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, è stato lì battezzato))

9.    La cripta
Già si è detto negli asterischi storici dell’opera svolta dal 1652 in poi per il rinnovamento e ampliamento della cripta sottostante l’altare maggiore.
Lavori eseguiti su disegni e direzione di Filippo Gagliardi.
L’attribuzione fattane erroneamente a Pietro da Cortona fa onore al Gagliardi.
Gli stucchi della volta sono opera di Paolo Naldini, al qual si deve anche il busto del Filippini (morto prima che i lavori terminassero).
Nella cripta vi è anche la tomba di un altro superiore generale carmelitano, p. Francesco Scannapieco, successore del Filippini pure nella cura della basilica.
Il rivestimento marmoreo è di Benedetto Folchini, in parte rifatto completamente nel 1954-55.
Nella scala d’accesso alla cripta vi è il catalogo delle reliquie trasferite da Sergio II dalle catacombe alla basilica, secondo la lista del Liber Pontificalis: risale al secolo XVII ed è opera probabile di un falsario che voleva imitare una iscrizione del secolo XIII.
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  • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE


Sulla basilica dei SS. Silvestro e Martino ai Monti:

Fonti:


A. Filippini, Ristretto di tutto quello che appartiene all’antichità e veneratione della chiesa de’ santi Silvestro e Martino de’ Monti di Roma, Roma, 1639.
Archivio di Stato Roma, fondo Corporazioni Religiose: S. Martino ai Monti, Busta 918, fasc. 9 (Descrittione succinta dell’antichità e renovatione della basilica); Busta 1009, fasc. 1013 (Entrate e uscite 1644-1655); Busta 1010, fasc. 1014 (Libro di spese per la fabbrica della chiesa nell’anno 1651 usque 1655).

Archivio del convento di S. Martino, Roma (Nota di tutti li benefitij da farsi del N.P.P.M. Giovanni Antonio Filippini priore di S. Martino ai Monti et appunto delle robbe fatte cominciando lì 11 di febraro 1636; Campione).

Archivio Generale dei Carmelitani, I C.O. 11 e fondo S. Martino ai Monti.


Studi:

Oltre le opere sopra indicate di Silvagni, Vielliard, Krautheimer-Corbett: Crostarosa, I bolli doliari del tetto dei SS. Silvestro e Martino ai Monti, in Nuovo bollettino d’archeologia cristiana, 3 (1897), 201 ss.

Biasotti, Le basiliche romane di S. Maria Maggiore e S. Martino ai Monti nei disegni degli Uffizi, in Diss. Pont. Accad., 13 (1918), 249 ss.

E. Boaga, O. Carm., La Basilica di San Martino ai Monti, in Capitolium, 31 (1956), 275-280.

C. Catena, O. Carm., La nostra basilica, in La Madonna del Carmine (ed. parrocchiale S. Martino, Roma), 1957-1958, pag. varia.

C. Bertelli, Su alcune opere d’arte italiane alla mostra del romanico a Barcellona, in Bollettino d’Arte, 46 (1961), 337-342.

A.    B. Sutherland, The Decoration of San Martino ai Monti, in The Burlington Magazine, 106 (1964), 58-69, 115-120.

J. Heideman, The Decoration of S. Martino ai Monti, Rome, in The Burlington Magazine, 106 (1964), 377-378.

G. Miletti e S. Ray, Un “caso” nella Roma barocca: Filippo Gagliardi e il rifacimento di S. Martino ai Monti, in Palatino 11 (1967), 3-12.

A. Martino, O. Carm., A trecento anni da Gaspare Dughet, in La Madonna del Carmine, 29 (1975), n. 8, 18-26.

S. J. Bandes, Gaspar Dughet and San Martino ai Monti, in Storia dell’Arte, n. 26, 1976, 45-60 e ill.

A. Martino, O. Carm., La Bibbia dei Poveri, in La Madonna del Carmine, 31 (1977), n. 1, 7-24.

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  • RICORRENZE ANNUALI NELLA BASILICA


Stazione Quaresimale (Giovedì della IV settimana di Quaresima).

Festa della Madonna del Carmine (16 Luglio) La Madonna del Carmine è venerata in questa Basilica sin dal lontano 1299.

Sant’Elia profeta (20 Luglio) Il profeta Elia è l’ispiratore dei Carmelitani.

Festa di San Martino (11 Novembre) Il Santo vescovo di Tours è Patrono della Fanteria e Protettore della Parrocchia.

Festa di San Silvestro (31 Dicembre) Il Papa San Silvestro è contitolare della Basilica.

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ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
Sante Messe Festive
Ore 8.30 – 10 – 11.30 – 18.00 – 19.30
Sante Messe Feriali
Ore 7.30 – 8.30 – 18.00
Tutti i giorni alle ore 17.30: Rosario
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Al termine della visita della Basilica ti suggeriamo questa antica preghiera alla Vergine del Carmelo:
Fior del Carmelo,    Madre dolcissima
o vite in fiore,     sempre illibata,
splendore del cielo    ai tuoi devoti,
tu solamente    dà protezione,
sei Vergine e Madre.    Stella del mare.

Tratto dall’elaborato:
IL TITOLO DI EQUIZIO E LA BASILICA DI S. MARTINO AI MONTI,
redatto a cura di Emanuele Boaga,
per la Basilica Santi Silvestro e Martino ai Monti
Via del Monte Oppio 28 - 00184 ROMA
tel. 06-47.84.701 - fax 06-47.84.70.63
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Parrocchia del Settore Centro - Prefettura V - Rione Monti - 1º Municipio
Titolo presbiterale: Card. Kazimierz NYCZ
Affidata a: Carmelitani (O. Carm.)
Attuale Parroco:P. ADRIAN GHIURCA (O. CARM.)

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