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I GLADIATORI

Fra tutti i giochi, lo spettacolo più sospirato dal pubblico era sicuramente quello dei gladiatori. Verso mezzogiorno un clamore assordante saliva dalla platea, tra squilli di trombe, facevano il loro ingresso trionfale, i gladiatori in parata. Provenivano da una galleria sotterranea collegata direttamente alla Caserma dei Gladiatori, il Ludus Magnus ed erano accolti come veri e propri eroi, un po' come succede oggi per i campioni sportivi.

Ma chi erano i gladiatori?

Nel corso dei secoli si è molto parlato dei ludi gladiatori cercando di comprendere i motivi per i quali la società di quel tempo ne fosse tanto attratta; infatti, nonostante la povertà dilagante, il popolo accorreva in massa ad assistere ai giochi dei gladiatori. Sebbene sia difficile recuperare l’idea del romano medio che assisteva ai combattimenti, il fatto che l’Impero Romano in tutta la sua antica estensione sia punteggiato da Anfiteatri e altre strutture sono un’indicazione di quanto questi spettacoli facessero presa sulla popolazione romana. Il contesto sociale dei secoli in cui sono esistiti i combattimenti tra gladiatori era senz’altro diverso da quello odierno dove la violenza di alcuni sport è spettacolarizzata ma al tempo stesso contenuta.

All’epoca una buona parte del popolo romano era desiderosa di veder celebrare la morte, rappresentata in uno spettacolo che traeva la sua origine proprio da essa. Il termine gladiatore deriva da Gladio, la spada corta usata dai legionari. Raramente si trattava di gente obbligata a combattere contro la propria volontà. Normalmente i gladiatori erano prigionieri di guerra ai quali si lasciava la scelta della schiavitù o l'ingaggio nell'arena per un periodo limitato, al termine del quale potevano guadagnare la libertà, spesso avendo anche messo da parte una discreta somma di denaro. Altri erano semplicemente spiantati in cerca di celebrità e ricchezza.

La professione offriva oltre a buoni compensi un'enorme popolarità, soprattutto presso le donne, che arrivavano addirittura a pagare grosse somme pur di passare una notte di passione con uno di loro.Dodici erano i tipi di gladiatori, c'era il "Reziario" armato di una rete, un tridente ed un pugnale; o chi lottava munito di uno scudo e di una falce, altri indossavano un elmo munito di creste una forte armatura ed impugnavano un giavellotto.I duellanti erano scelti tra categorie diverse per rendere più avvincente lo spettacolo.

Se il gladiatore sconfitto rimaneva ferito poteva chiedere la grazia alzando il braccio, allora il pubblico invocava la salvezza o la morte presso l'imperatore presente sul palco imperiale, che decideva la sorte dello sventurato: il pollice rivolto verso l'alto era un atto di clemenza, il pollice verso era morte per il gladiatore.I vincitori erano premiati con palme d'oro e con cospicue somme in denaro.

Dopo ogni battaglia, inservienti vestiti da Caronte, il traghettatore dell'Ade, si accertavano che i caduti fossero realmente morti eventualmente pronti a dare il colpo di grazia.Il sangue dei gladiatori era molto ricercato, si credeva avesse funzioni terapeutiche in grado di guarire dall'epilessia e capace di donare maggior vigore sessuale.

Schiavi costretti a rischiare la loro vita combattendo in arena, o celebrità del mondo antico?

In realtà c’è un po’ di confusione sull’identità dei gladiatori. Solitamente chi non ha mai avuto a che fare con questi personaggi pensa che siano schiavi. In realtà le cose sono un po’ più complesse. Molti gladiatori erano schiavi che venivano acquistati dal lanista per il suo Ludus per la loro prestanza fisica o per una loro abilità pregressa nel combattimento.

Spesso erano nemici di Roma divenuti prigionieri di guerra e quindi, in base al diritto romano, schiavi.

In quanto schiavi, non sceglievano di combattere, ma vi erano costretti. Tuttavia, chi mai avrebbe combattuto dando il meglio di se stesso, sopportando allenamenti sfiancanti e una vita di oppressione, sapendo di essere comunque condannato a morire, prima o poi, da schiavo in un’arena?I gladiatori schiavi avevano un grande incentivo a battersi valorosamente: chi di loro avesse superato un gran numero di combattimenti conquistando il favore del pubblico e dimostrandosi meritevole, avrebbe ottenuto ciò che uno schiavo sogna fin dalla nascita: la libertà.

Il Rudis era la spada di legno con cui si allenavano i Tirones, ossia i gladiatori all’inizio della loro formazione. Per i più valorosi e fortunati, il Rudis diveniva così il simbolo dell’inizio e della fine della vita da gladiatore: questa spada di legno infatti era consegnata al gladiatore al momento della sua manomissione, come simbolo della libertà. Molti gladiatori “Rudiarii”, ossia liberi in seguito alla consegna del Rudis, continuavano la loro carriera gladiatoria, in quanto questa prometteva lauti guadagni e un’enorme celebrità. Per le stesse ragioni, anche molti uomini liberi decidevano di intraprendere la carriera gladiatoria.

L’attività gladiatoria era per il diritto romano un mestiere infamante.L’infamia comportava l’impossibilità di acquisire la cittadinanza romana (o la perdita della stessa), con tutte le conseguenze giuridiche che ne derivavano, e la negazione del diritto di voto.Anche nobili presi dalla passione per gli spettacoli gladiatori scesero nell’arena, come ad esempio Gracco, cavalieri romani (cronaca di Gaio Svetonio Tranquillo, 70.130 d.C.), nobili matrone, senatori, e addirittura imperatori!

Infatti, Gaio Svetonio Tranquillo ci narra che Caligola scese in arena vestito da trace, Nerone si presentò abbigliato come Ercole quando doveva uccidere il leone (ma il leone era dovutamente preparato a non reagire in alcun modo), sempre lo stesso Nerone fece scendere in arena 400 senatori e 600 cavalieri romani, mentre nella cronaca di Publio Cornelio Tacito (55-120 d. C) si legge che Nerone fece scendere nell’arena aristocratici, donne nobili e senatori per farli combattere tra loro.

Elio Lampridio (III-IV sec. d.C.) invece riporta in modo particolareggiato la partecipazione di Commodo ai giochi gladiatori, non come spettatore, ma come combattente: circolava la voce che Commodo avesse preso parte a 735 combattimenti, vestendosi a volte da amazzone, e che avesse trascorso un periodo nella caserma dei gladiatori.

Salvatore dott. Terranova - Noto

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