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Categoria: LA NOSTRA SOCIETA'

farmaco

La medicina moderna

La medicina moderna è, in buona parte, figlia della chimica di Lavoisier e della fisica di Boyle, esistono tuttavia dei precedenti particolarmente espressivi che hanno tentato di dare uno sviluppo, su basi scientifiche, all’arte medica, che fino alla metà del XIX secolo aveva una parte largamente “filosofica”. La medicina fino ora non può certamente essere definita una” scienza esatta” ma è basata su basi fortemente statistiche. Se l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), in tempi recentissimi, ha sentito l’esigenza di pubblicare e divulgare (tradotto dall’inglese) un manuale di MEDICINA BASATA SULLE PROVE non è certo una coincidenza.

Nella medicina pratica, in tempi molto recenti, teorie scientifiche e sociali, quali la teoria recettoriale e la ricerca in vitro, hanno spesso dimostrato i grandi limiti della materia dando di fatto risposta terapeutiche solo virtuali e non sempre reali. Moltissimi farmaci registrati e presentati come risolutori in specifiche patologie, non di rado, nella pratica clinica si rivelano limitatamente utili, e talvolta persino dannosi. In tempi molto recenti, anni ’70, con l’evolversi delle teorie sociali del Cangrini, nell’ambito della psichiatria e delle demenze, si arrivava persino a negare l’esistenza della “malattia psichiatrica”, e con la legge 180 si è arrivato all’assurdo della chiusura dei famigerati manicomi.

Nella realtà l’entrata in uso, in particolare, dell’Aloperidolo e degli altri neurolettici, associato al diffondersi, spesso indiscriminato, dell’uso di altri farmaci come la Benzodiazepine, consentivano la realizzazione della tanto discussa legge Basaglia. Le teorie del Cangrini, sicuramente molto evolute rispetto alle conoscenze dell’epoca, e per certi versi ancora d’avanguardia, nel caso delle tossicodipendenze dettavano un modello culturale che, se da un lato giustamente consideravano il tossicodipendente come soggetto umano e non come l’ammalato “psichiatrizzabile”, sotto l’aspetto medico-pratico e sociale hanno spesso oscurato la logica del medico pratico e limitato di fatto le possibilità d’intervento prettamente medico sui soggetti tossicodipendenti. Valga un esempio per tutti, la figura dell’educatore da strada, operatore spesso volontario (e quasi sempre di fatto tecnicamente impreparato) che avrebbe dovuto avvicinare sulle “Piazze” i soggetti in stato di Anomia e avviarli alle previste cure.

Nell’ambito delle figure sicuramente più significative che, in questa parte di mondo, hanno realmente contribuito a dare alla medicina, in tempi ancora non sospetti (siamo alla fine del ‘400) una base scientifica reale, il personaggio sicuramente più interessante, e purtroppo meno conosciuto, è certamente “tale” Israel Greco, nei fatti, il primo medico dell’età moderna, che adotta il sistema galenico in contrapposizione al sistema socratico.

Israel Greco curava con farmaci, su base razionale e per quanto possibile all’epoca rigorosamente scientifica, mentre gli altri medici del Suo tempo curavano, quasi esclusivamente, con la filosofia.

Purtroppo nel 1492 capitolava il regno moresco di Granada ed il Torquemada, una volta sconfitti i mori (musulmani), riusciva a convincere i cattolicissimi re di Spagna a cacciare via anche gli Ebrei. Israel Greco poiché ebreo veniva anche lui espulso.

L’aspetto sociale dovuto all’uso del farmaco purtroppo finora è stato quasi del tutto trascurato, ma causa spesso, troppo spesso, problemi e risolve spesso, troppo spesso, aspetti finora considerati irrisolvibili. Nel rispetto delle teorie di PITIRIM A. SOROKIN desideriamo escludere sia l’aspetto strettamente statistico e soprattutto quello in regime di concessione del S.S.N. da quelli direttamente a carico dell’utente.
Il nostro futuro lavoro, infatti, pur prendendo in esame con metodo scientifico alcune classi di farmaci suddivise per A.T.C., desideriamo fare solo una valutazione qualitativa e non quantitativa, poiché è nostro desiderio indicare un nuovo metodo di approccio che completi, razionalizzi e umanizzi l’uso tecnico-scientifico del farmaco rendendo, per quanto possibile, cosciente tanto lo scienziato quanto l’operatore della sanità di ciò che significhi in toto somministrare un farmaco.

 

Orazio

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