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Categoria: RACCONTI

cenni-storici

CENNI STORICI SUL CADORE

ANNO 1915

Primo attacco agli sbarramenti.

Il 5 luglio, piazzate le poche batterie di medio calibro a disposizione dell’Armata, fu iniziato il primo attacco agli sbarramenti nemici.

Dopo due giorni di bombardamento, coi quali si ottennero risultati ben scarsi, le fanterie avanzarono.

Sul fronte del IX Corpo d’Armata, le truppe, che ripartite in tre colonne mossero all’attacco dello sbarramento di Valparola, incontrarono un’aspra resistenza; il loro magnifico slancio, tuttavia, riuscì a conseguire risultati notevoli.

 

La colonna di destra, oltrepassato il Passo di Falzarego, riuscì a impadronirsi, il giorno 10, di Cima Bois (tra Cima Falzarego e la Tofana I°) ed il 13, di uno sperone avanzato della Cima Falzarego (quota 2509).

La colonna centrale raggiunse la fronte Cernadoi-Buchenstein di fronte alla cortina Lana-Settsass; ma dal Sasso di Stria all’insellatura Sief-Settsass, numerosi nostri attacchi vennero respinti.

Sulla sinistra, infine, occupati gli abitati di Salesei, Franza, Agai ed Andraz, le brigate Alpi e Calabria ed i bersaglieri del 3° Reggimento, toccando perdite  molto gravi, si affermarono sulle pendici dei due costoni che dalla Cima Lana scendono su Salesi e su Agai, e  conquistarono la quota 2221 di un terzo costone, scendente su Castello, sulla cui sommità venne poi costruita una ridotta detta Lamormora.

Sulla fronte del I Corpo d’Armata, tenaci sforzi di reparti della 2ª Divisione, durati 2 settimane, nella regione asprissima delle Tofane, nelle cui anfrattuosità si annidavano abili tiratori (dai nostri soldati battezzati Cecchini) condussero, il 19 luglio, alla conquista del canalone interposto tra le Tofane 1ª e 2ª, serrando da vicino la forcella tra i due colossi montani (Forcella Fontana Negra) ed il rifugio, qui e sul Castelletto, erto torrione di roccia tra la Tofana 1ª e la Cima Bois, a cavaliere delle valli Costeana e Travenazes, il nemico, favorito dall’impervio terreno, opponeva la più fiera resistenza. Il giorno 20, il valoroso generale Antonio Cantore, comandante della 2ª Divisione, recatosi nei pressi della Forcella Fontana Negra, per meglio rendersi conto della situazione e per animare le truppe alle future prove, venne colpito a morte dalla fucilata di un cecchino.

Antonio Cantore, Medaglia d’Oro, il papà degli alpini, “el vecio”, come essi lo chiamavano, non disparve là sulla petraia delle Tofane, ma salì in alto, assurto nel cielo della gloria, e da quel giorno gli alpini d’Italia lo vedono con la bella fronte spezzata, che avanza muto in testa alla muta schiera delle penne mozze.

Non migliore esito ebbe l’attacco agli sbarramenti del settore orientale per parte delle altre truppe del 1° Corpo d’Armata.

Nei giorni 9 e 10 le truppe della 10ª Divisione attaccarono le posizioni avversarie del Monte Cavallino, alla testata di Val Digon, ma senza alcun risultato, a causa soprattutto del terreno impervio e scoperto e di una furiosa bufera, abbattutasi in quei giorni nella zona.

Il giorno 15, poi, fu tentato il forzamento delle robuste difese che il nemico aveva profuse sul monte Piana, specialmente nel cosiddetto Vallone dei Castrati, che si sprofonda tra le due groppe del monte. L’attacco, condotto da tre colonne, due delle quali cercavano di aprirsi la via ai fianchi della posizione principale, in Val Rimbianco ed in Val Popena bassa, fu infranto dalla superiorità del fuoco avversario.

Dal giorno 17 al 20 si riprese la lotta per la conquista del monte, ma il largo tributo di sangue (circa 800 uomini fuori combattimento) non fu compensato dal raggiungimento del successo.

Il giorno 18, era parimenti fallito un secondo attacco al tratto di cresta tra Cima Frugnoni e Cima Vascuro, nonostante che sul monte Cavallino specialmente  si fossero ancora generosamente sacrificate non poche vite, come ricorda una semplice ed accorata canzone alpina:

“Dopo tre giorni di lungo cammino,

Siamo arrivati sul Monte Cavallino;

Sulla nuda terra abbiamo riposà

E degli alpini nessuno è ritornà”.

Con questi combattimenti, che per deficienza di mezzi d’attacco ed aspre difficoltà di terreno raggiunsero risultati ben modesti di fronte all’ardore combattivo ed ai sacrifici delle truppe, si chiuse il primo attacco agli sbarramenti nemici sulla fronte del Cadore-Agordino.

 

Tratto da:

CENNI STORICI SUL CADORE

edito dalla

BRIGATA ALPINA CADORE

SM – UFFICIO OAIO

Generale di Brigata (ris) Antonio GELSOMINO

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