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Categoria: SERBIA

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La controriforma e la letteratura in Croazia e Slavonia nei secoli XVII e XVIII

La riforma che agì potentemente sulla civiltà degli Slavi occidentali e che pose le fondamenta della lingua e della cultura letteraria degli Sloveni, fortemente esposti all’influenza tedesca, non ebbe alcuna fortuna presso i Serbi e scarsa ne è stata la penetrazione in terre croate. I testi della propaganda protestante, stampati a Urach e Tubinga e destinati a tutti gli Slavi meridionali (qualche testo protestante fu stampato successivamente a Nedjelišće), ebbero, per breve tempo, buona accoglienza da una parte della nobiltà e del clero croato, ma furono poi sistematicamente perseguitati e distrutti dall’opera tenace della Controriforma e non influirono sul formarsi successivo della letteratura croata in dialetto kajcavico.

La Controriforma, invece, diretta dall’Italia (Collegi "illirici" di Bologna, Loreto e Roma; Congregazione de Propaganda Fide) e affidata a ordini religiosi, fra i quali furono particolarmente attivi i gesuiti e, in Bosnia e Slavonia, i francescani, pose non soltanto salde radici nei territori croati, ma estese anche la sua attività religiosa e letteraria nelle zone slave dell’Impero Ottomano. Si ebbe, così, nel sec. XVII e nella prima metà del sec. XVIII, una piccola letteratura, senza alcuna pretesa artistica, tutta intenta a istruire e edificare in uno spirito rigidamente cattolico.

Si tradussero e parafrasarono opere di S. Roberto Bellarmino, S. Ignazio, S. Pietro Canisio, A. Ledesma, Cristóbal de Vega, J. Polanco ed altri; si compilarono le prime grammatiche (Institutiones linguae illyricae, Roma 1654) e i primi vocabolari "illirici" (da rilevare che essi sono dovuti a italiani della Penisola, a J. Micalia, Thesaurus linguae illyrucae, Loreto 1649, e a Ardelio Dellabella, Dizionario italiano-latino-illirico, Venezia 1728) e si ebbe persino una prima versione completa della Bibbia che però rimase inedita. Fra i disciplinati collaboratori a quest’opera di propaganda e educazione si distinsero: in Dalmazia B. Cassio (1575-1650), in Bosnia M. Divković (1563-1631), in Croazia J. Habdelić (1609-1678), in Slavonia P. Kanižlić (1700-1777). Per talento e ambizione superò tutti di gran lunga il croato J. Križanić (1618-1683), ma la sua attività farraginosa, di missionario e panslavista, male s’inquadra nella letteratura serbo-croata per la forma ibrida (un miscuglio croato- paleoslavo-russo con ortografia polacca) di cui si servì.

Tra il 1600 e il 1750 le direttive della Controriforma improntarono di sé quasi tutta la produzione letteraria degli Slavi meridionali cattolici. La stessa letteratura ragusea (a Ragusa fu istituita una scuola dei gesuiti nel 1658) ne risentì l’influenza. Soltanto un piccolo gruppo di scrittori croati del sec. XVII appartenenti alla nobiltà ne restò quasi completamente immune: il bano di Croazia Petar Zrinjski (1621-1671) che parafrasò in lingua croata il poema ungherese sull’assedio di Sziget del fratello Nicola (v. ZRINYI), suo cognato Fr. K. Frankopan (1643-1671), poeta lirico alla maniera secentesca, e P. Ritter-Vitezović (1652-1713), autore di numerose opere storiche e araldiche in croato e in latino.

Ma il loro esempio non ebbe imitatori. Trascurata in tutto il Settecento, la letteratura non si riebbe che verso la fine del secolo, quando cominciarono a penetrarvi il razionalismo e l’illuminismo.Ma, mentre queste nuove correnti non diedero a Zagabria e nei dintorni che frutti tardivi, quando vi si innestò il romanticismo, in Slavonia esse produssero l’interessante figura dello scrittore M. Reljković (1732-1798) che scrisse un’opera in versi Satir (Dresda 1762).

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