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Categoria: DIRITTI DELL'UOMO

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L'Italia gode di libertà limitata

 

Anno 2008_17 Dicembre


Il 17 Dicembre, il Ministro Sacconi, non sapendo più a che Santo (si fa per dire) votarsi, perché alla “povera” Eluana Englaro non venga, per così dire, “staccata la spina”, in ottemperanza a quanto, su richiesta esplicita dei genitori, ha deciso la Cassazione, tenta, con ogni mezzo, d’imporre alla malcapitata, nonché al padre ed alla madre, che con lei soffrono da tanto tempo, la sua tetragona volontà di irriducibile sedicente defensor vitae, attraverso un provvedimento dispositivo-impositivo di natura ministeriale. Provvedimento che, come tutti sanno, e come pure ben dovrebbe sapere, per primo, un Ministro della Repubblica, in quanto amministrativo, non può certamente “prevalere” rispetto ai deliberata di una sentenza, ancorché quest’ultima fosse di primo grado.

 

A questo punto, la LIDU, che già si è pronunciata in favore della liceità del compimento di atti tesi ad impedire che, alla giovane Eluana, da oltre quindici anni, in stato di coma cerebrale irreversibile, si continui ad imporre, contro una sua esplicita volontà contraria, “confidata”, a suo tempo, ai genitori, di “vegetare”, e che vede, inoltre, negli “inaccorti” tentativi dell’onorevole Sacconi, il rischio di gravemente “destabilizzare” (anche in senso giuridico-amministrativo) i principi fondativi della Costituzione, rivolge al rappresentante del governo un “duro” appello, acciocché si faccia da parte, lasciando che le “cose” abbiamo il loro corso naturale.

Certo è che l’eminente ministro Maurizio Sacconi di strada ne ha fatta tanta per ritrovarsi da ex vicepresidente della Lega delle Cooperative venete, in veste di “mandatario” dell’allora onnipotente, quanto disinvolto, socialista “libertario” De Michelis, a pervicace arrampicatore sugli specchi, con buona pace per la sua coscienza, del peggiore oscurantismo confessionale e politico, se è arrivato a concepire, in nome e per conto della destra partitica, una direttiva per ospedali pubblici e privati, quale quella che ieri ha “esternato”. Ovvero quella che, nel tentativo disperato di “recuperare”, in extremis, una situazione ormai sfuggita di mano, con le ultime “pronunzie” della magistratura, alla Chiesa, ad alcuni “ambienti” politici, a Comunione e Liberazione e ad altre “eminenze” cattoliche, cerca, surrettiziamente, di negare il diritto alla “giusta” morte ad Eluana Englaro, straziata da anni ed anni di inaudita condizione vegetativa, costringendola a vivere ad oltranza, malgrado l’espressa volontà contraria della malcapitata. E questo, a prescindere dal fatto che una direttiva, una disposizione od un regolamento, non potendo prevalere su una sentenza di tribunale, specie se di Cassazione, tanto meno possono indurre il cittadino o, se impedito ad “agire” autonomamente, chi ne fa le veci, a comportamenti di “contrasto” od a condizioni d’incertezza comportamentale.

Qualcuno si risente di statistiche che attestano l’Italia essere tra le nazioni in cui il cittadino, non ostante una Costituzione assai illuminata, che, una volta, tutti c’invidiavano, e che adesso, invece, si vorrebbe modificare con procedure alquanto “spicce” (il recente richiamo del Presidente della Repubblica fa fede al riguardo), gode di libertà limitata. Altri s’adontano perché, a livello internazionale, viene fatto notare, e le recenti condanne relative ai fatti di Genova (Caserma Bolzaneto e Scuola ”Armando Diaz”) lo dimostrano, che in Italia, non essendo stato ancora recepita, nel diritto positivo, la fattispecie della “tortura”, le sentenze, per quel reato, vengono automaticamente derubricate a “violenza privata ”e, quindi, rese, inauditamente più lievi.

Ma quale mai “Patria del diritto” è quella in cui il cittadino non è nemmeno padrone di decidere se vivere o morire? Questa non è una patria del diritto, bensì uno stato ch’è padrone dispotico anche dei “cadaveri” dei propri sudditi.

Ma cosa mai ci “azzecca”, come direbbe Di Pietro, emanare una direttiva di tal fatta?
Una direttiva che, tra l’altro, per quanto mostra d’essere sfacciatamente in mala fede, offende profondamente l’intelligenza delle persone.
Una direttiva che, tesa ad aggirare la legge, impone agli operatori sanitari di nutrire perinde ac cadaver, un malato terminale che abbia espresso precisa volontà d’essere lasciato morire in pace, in caso di patologia irreversibile o di coma piatto.
Se fossimo in altri tempi, ovvero senza l’ausilio di tecnologie, forse l’ineffabile Ministro avrebbe addirittura imposto che il malato venisse forzosamente nutrito con l’imbuto?

 

 

Ma la vogliamo, una buona volta, lasciare in pace questa povera ragazza, che giace, da lustri, in un letto di sofferenze?

Ma vogliamo lasciare finalmente in pace i genitori, già tanto affranti per l’indicibile disgrazia e già tanto compenetrati delle loro gravi responsabilità di decidere sulla vita della figlia?
Genitori certamente ben consapevoli, più di noi e di ogni altro, più del Ministro e del Papa, che recidere il cordone ombelicale che lega il loro cuore a quello della figlia significa perderla per sempre.
Ma non è forse un atto d’amore aiutarla a mettere fine alla sua sofferenza?
Per favore, Ministro, abbia rispetto per chi soffre. Si faccia da parte e lasci che il destino e la vita abbiano il loro corso!


Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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