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Categoria: DIRITTI DELL'UOMO

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Il tradimento degli alleati

 

Anno 2008_08 Novembre


L’8 Novembre, alla luce delle gravi dichiarazioni, pronunciate dal Ministro degli Esteri libico, Abdel Rahman, e confermate dal Senatore a vita Giulio Andreotti, circa gli oscuri eventi che “contornarono” la “Tragedia di Ustica”, la LIDU, chiede la riapertura dell’inchiesta su quell’evento, mai pienamente chiarito, né nella dinamica, né nelle cause.

E questo, soprattutto perché, da quanto riferito dai due esponenti politici, mentre si evince che il Colonnello Gheddafi, preavvertito che ai suoi danni si stava programmando un agguato, poté essere dirottatto, per tempo, alla volta di un aeroporto straniero, nessuno, tra coloro che “sapevano”, si peritò di “dirottare” l’aereo passeggeri italiano, partito in ritardo da Bologna, su altra aerovia che non fosse l’“Ambra 14” in cui la tragedia venne, poi, a compiersi.
Le cose che ha, nei giorni scorsi, detto il Ministro degli Esteri libico, Abdel Rahman Shalgam, ha dell’inaudito.
Ancor più inaudito che, subito dopo, l’esimio senatore a vita, Giulio Andreotti, gli abbia fatto da controvoce, acclarando la veridicità dei gravi fatti rammemorati.
Questo non tanto e non solo perché il governo italiano, ha tradito, per l’ennesima volta, un alleato, alla faccia del famoso detto latino, pacta servanda sunt (nella fattispecie la nazione che, più d’ogni altra, ha aiutato l’Italia a liberarsi dal Nazifascismo ed a restituirci la Democrazia, dopo decenni di dittatura), quanto perché la rivelazione potrebbe finalmente chiarire la tragedia di Ustica. Una tragedia le cui cause non sono mai state “veramente” accertate. Una tragedia che, oltre ai morti (81) provocati dall’impatto del vettore con un missile o dall’esplosione di una bomba nascosta in un gabinetto, con il passar del tempo, ha contato uno stillicidio di morti sospette, ultima delle quali quella del generale pilota di divisione aerea, Roberto Boemio, detto “Pappolo”, ucciso con una stilettata al cuore, infertagli, nottetempo, da due Magrebini, a Bruxelles, dove si trovava, dopo essersi congedato, in veste di rappresentante dell’I.R.I. presso la Comunità Europea.

 

Perché ci siamo sentiti punti nel vivo al momento di apprendere le dichiarazioni del ministro libico ed, ancor più, la validazione fornita dal senatore Andreotti?

Semplicemente perché la vicenda di Ustica rimane, tutt’ora, avvolta nei misteri per una serie di ragioni che cercheremo di spiegare:
1° perché, a suo tempo, parlando a sproposito di radar che non funzionavano o si trovavano in manutenzione, si è affermato che (cosa assolutamente impossibile) nessun radar, né della costa, né dell’entroterra, né tantomeno quelli delle grosse navi da guerra americane, alla fonda nel porto di Napoli, avevano potuto rilevare alcunché di anomalo;
2° perché, sempre a suo tempo, corsero voci di un dirottamento di salvaguardia di un aereo, su cui si sarebbe trovato Gheddafi, presso un aeroporto greco o slavo;
3° perché ci sono versioni e perizie medico legali e dell’aeronautica militare discordanti sul mig libico, precipitato sulla Sila con il pilota a bordo (in un primo tempo, si disse fosse caduto, senza che i radar se ne avvedessero - altro mistero - pressoché in concomitanza con la caduta in mare dell’aereo di linea italiano; questa versione venne poi modificata anticipando di una decina di giorni l’impatto del mig sui primi contrafforti delle montagne calabresi);
4° perché nessuno ha ancora definitivamente accertato se l’aereo Bologna-Palermo, fosse rimasto vittima di un attentato (mai rivendicato), ovvero dell’esplosione esterna di un missile, avvenuta pressoché a ridosso della coda (missile eventualmente indirizzato da un aereo sconosciuto verso altro aereo sconosciuto - forse il mig libico caduto in Sila? - che, nel corso di una vera e propria battaglia aerea, avrebbe cercato scampo e copertura sotto l’aereo di linea italiano);
5° una versione, non tanto romanzata, dei fatti, anzi, dal punto di vista tecnico, assai verosimile, riferiva che mentre l’aereo di Gheddafi aveva cambiato rotta verso la Grecia o verso la Jugoslavia, gli aerei di scorta avevano proseguito per la loro rotta, allo scopo di depistare un agguato, di cui erano venuti a conoscenza, predisposto da caccia americani o francesi partiti da una base corsa.

 

Ebbene, a questo punto, la cosa per la quale siamo estremamente indignati riguarda, non tanto e non solo, il “tradimento” degli alleati, quanto il fatto che, se l’eventuale agguato a Gheddafi era stato adeguatamente studiato e programmato, per forza di cose, l’attacco, di cui i nostri “servizi” sarebbero venuti a conoscenza, non avrebbe potuto non prevedere il punto e l’ora precisi in cui sarebbe avvenuto.

Ovvero, il luogo e l’ora in cui sarebbe, sfortunatamente, transitato, pressoché all’altezza della verticale di Ustica, l’aereo di linea, partito con grave ritardo da Bologna.

Aereo di linea che, per negligenza o fatalità, mentre si provvedeva ad avvertire callidamente il mandante della strage di Lokerby, nessuno pensò di dirottare, chiamando, via radio, il pilota con l’ordine di modificare, in corso d’opera, il piano di volo, adducendo qualche plausibile scusa meteorologica.
Se così è stato, a nostro parere, varrebbe la pena riaprire le indagini per verificare, nella ipotesi in cui il nostro aereo sia stato abbattuto da un missile, chi mai, a conoscenza di quanto stava per accadere, a livello di governo o d’arma aeronautica, debba essere ritenuto complice preterintenzionale della strage per aver omesso d’ordinare o di far ordinare al pilota dell’aereo di linea italiano la modifica della rotta per Palermo.

Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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