SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

palazzo-in-fiamme

Slovenia e Croazia  '93

Al passaggio delle dogane con la Slovenia, nonostante la normalizzazione, già in atto da più di un anno, e la tranquillità sonnolente di doganieri ed agenti di polizie, si respira ancora al solita aria di diffidenza tipica dei Paesi dell’Est. Il breve viaggio di confine di Gorizia al confine con la Croazia si svolge con impressionante tranquillità. Il valico di frontiera tra Slovenia e Croazia è pressoché deserto, il viaggio prosegue tranquillo fino a Zagabria. Per strade incontriamo pochissime auto, ma la città, stranamente, appare animata e piena di vita. Sono le ventuno e trenta l’unico posto dove riusciamo a cambiare le nostre lirette in valuta locale è la stazione ferroviaria, rispetto allo scorso anno la valuta croata ha ormai un valore virtuale, quasi irrisorio. Un anno di guerra sta già lasciando i suoi segni desolanti anche sul piano economico.

 

Raggiungiamo l’Hotel Panorama, lo stesso dove ho alloggiato l’anno scorso, è il surrogato “alla comunista” degli alberghi californiani(palazzone altissimo e servizi scadenti).

Negli ultimi piani non ci sono più alloggiati profughi, in compenso il parcheggio è pieno di fuoristrada bianche con la scritta UN, l’invasione delle macchine e dei mezzi ONU, già impressionante l’anno scorso, è decisamente in aumento. Gli unici turisti quest’anno a Zagabria sembrano essere i funzionari e i soldati delle Nazioni Unite. La voglia di vivere che si respirava lo scorso anno, ora sembra meno di un ricordo.
La mattina dopo contattiamo l’Ambasciata d’Italia, il funzionario che ci riceve è gentilissimo ma si dimostra perplesso per la nostra presenza in qualità di osservatori della F.I.D.H.(non ha tutti torti proprio in questi giorni è alle prese con pacifisti di maniera e filantropi da salotto,e, quello che è più grave, pare che se ne sia “smarrito” qualcuno, sapremo, dopo, che si trattava di una beffa).
Ottenute le informazioni che ci interessano, grazie alla collaborazione di un nostro amico “neutrale”, un noto docente universitario di Zagabria che ci accompagna, decidiamo di visitare una “casa” per anziani profughi a Bolnizza, in un edificio  nei pressi di un ospedale. Guidati dal nostro amico, ci spostiamo da Zagabria, in direzione di Karlovac, da lì proseguiamo verso Duga Resa, siamo a qualche centinaio di metri da uno dei tanti fronti di combattimento tra  croati e serbi, i segni sono particolarmente evidenti sia lungo le strade sia sugli edifici e la presenza dei militari croati e delle truppe ONU si fa continua ed ossessiva, porte e finestre sono riparate da cumuli da legna o di sacchi di sabbia. Tento di fare qualche foto, ma il nostro amico di Zagabria che ci giuda con molta cortesia ma con grande decisione, mi prega di “non complicare inutilmente le cose”.guerra
Dopo pochissimi minuti raggiungiamo l’ospedale di Bolnizza, i nostri vecchietti(una quarantina) sono stati sistemati in un edificio riattato, con una certa cura da un gruppo di volontari tedeschi, coordinati dall’ICVA, a tutti è stato garantito il posto letto pulito e per alcuni di loro gravemente ammalati(alcuni sono in fase terminale)è stato attivato un servizio di assistenza di 24 ore su 24. La direttrice  signora Jasenka Roth, avvertita del nostro arrivo a sorpresa, arriva  una mezz’ora dopo quando noi abbiamo visitato la struttura, è gentilissima e ci illustra i problemi a cui giornalmente vanno incontro:innanzitutto la sempre maggiore scarsità di viveri(la cena che abbiamo visto servire quella sera è al limite della sopravvivenza, pochi pezzi di patate lesse e una mezza scodella di pasta semplicemente lessata, nient’altro), poghi i fondi disponibili per il personale, il servizio ci spiega è garantito da sette infermiere, due di loro a turno sono presenti 24 ore su 24, si tratta di personale locale e percepiscono uno stipendio di 55 mille lire italiane al mese(e molto poco anche lì), infine ci dice che avrebbero bisogno di un medico(alle tariffe locali costerebbe altre 250 mille lire italiane al mese).
La nostra casa per profughi anziani e poverissima e risulta senz’altro sovraffollata, ma, nel complesso, appare molto ben tenuta e come standard di guerra(considerando che è ad un chilometro dal fronte) ci sembra gestita molto bene(senz’altro meglio di tanti ricchi ospedali di casa nostra).
Tornando a casa speriamo di riuscire a fare qualcosa per aiutarli. Il giorno dopo siamo a Lubiana, andiamo a trovare l’Ambasciatore Solari, che si intrattiene a lungo con noi(pur essendo a Lubiana a soli due mesi e molto ben addentrato in quella che è la problematica dei Balcani, è stato per molto tempo il Console Generale d’Italia a Fiume). Ci fa presente la grave situazione in cui(con la divisione tra Croazia e Slovenia) si sta venendo a trovare la minoranza etnica di origine italiana, appunto divisa tra Croazia e Slovenia.
Raggiunta l’Italia sostiamo a Gorizia dalla nostra amica D.ssa Cerne(un ex funzionario della F.A.O.) ora in pensione, che sta, attualmente, curando la costituzione della biblioteca dell’Università di Gorizia) con molte benevolenze si mette a disposizione per realizzare lì un centro di smistamento per gli eventuali aiuti.

 

  • Orazio

 

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