SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

la-mina

CENNI STORICI SUL CADORE

ANNO 1916

La mina del Col di Lana

Le difficoltà da superare per impadronirsi del Col di Lana, che era come un grande occhio aperto sulla Val Cordevole e su tutta la zona circostante, l’esperienza dolorosa dei precedenti attacchi ed i rafforzamenti compiuti dagli Austriaci durante la stasi invernale avevano consigliato di rinunziare ad ogni azione a viva forza e di addivenire all’occupazione della cima facendola saltare con una poderosa mina.

 

Alla metà di aprile, dopo poco più di tre mesi di incessanti fatiche, i lavori della mina, affidati al sottotenente del genio duca Gelasio Caetani, erano ormai pronti, e per la sera del 17  aprile fu deciso di effettuare il brillamento dei due enormi fornelli che erano stati scavati sotto la vetta e caricati rispettivamente con 2.000 e 3.500 chilometri di gelatina esplosiva. Alle ore 23.35 del 17 fu dato il segnale di accensione, e la cima fu ridotta dalla formidabile esplosione un informe cratere, nel quale trovarono la morte un centinaio di uomini del presidio austriaco. Altri 160 vennero fatti prigionieri da un battaglione del 59° Fanteria che occupò immediatamente la vetta sconvolta, mentre le nostre artiglierie, entrate in azione, con perfetta simultaneità, subito dopo l’esplosione, tenevano sotto fuoco vivissimo gli accessi della posizione, per impedire l’accorrere di riserve.

Riuscì, tuttavia, all’avversario di riannodare le file della difesa e di impedire nostri ulteriori progressi verso il monte Sief; ed anche i nostri attacchi dei giorni seguenti se ci diedero il possesso di qualche importante posizione intermedia tra il Lana e il Sief, non valsero però a sviluppare convenientemente il successo iniziale sulla barriera montuosa Sief-Settasass.

Il sopraggiungere di nuove nevicate costrinse a sospendere le operazioni.

Ripresa la lotta alla fine di maggio, una bella azione delle Brigate Reggio (45° e 46° Fanteria) ci diede, il 25 maggio, il possesso dell’ardua posizione, detta Dente del Sief. Rifulse nell’attacco il valore indomito di due giovani ufficiali sardi, il Tenente Ignazio Salaris ed il sottotenente Francesco Fadda, eroicamente caduti sul campo ed onorati entrambi con la postuma concessione della medaglia d’oro.

 

La mina del Castelletto.

Un’altra mina, ancor più gigantesca di quella di Col di Lana, era stata progettata per far saltare il Castelletto della Tofana Iª, le cui balze di accesso erano state già invermigliate di tanto sangue. I lavori furono progettati e diretti dai Sottotenenti degli alpini ing. Malvezzi e ing. Tissi: l’audace e immane fatica durò circa sei mesi.

Lo scoppio della poderosa mina (35 tonnellate circa di esplosivo, e cioè sette volte di più della mina del Lana) avvenne l’11 luglio del 1916, poco prima dell’alba. Assisteva ad esso, dalle Cinque Torri, S.M. il Re. Dopo lo scoppio, gli alpini del V Gruppo si lanciarono subito all’assalto della temuta posizione, e nonostante l’impedimento prodotto dalle micidiali esalazioni di gas e la tenace difesa di quella parte del presidio avversario ch’era scampata all’esplosione, riuscivano, dopo dura lotta, ad impossessarsene ed a rafforzarla.

Azioni sulla fronte Croda dell’Ancona-Punta del Forame.

Ai primi di giugno, nell’intento anche di alleggerire la pressione austriaca sulla fronte della Iª Armata, truppe del I Corpo d’Armata tennero per più giorni impegnato il nemico sulla fronte tra Croda dell’Ancona (a nord di Cortina d’Ampezzo) e Punta del Forame.

I combattimenti furono vigorosamente proseguiti fino al 21 giugno, ma le condizioni climatiche ancora avverse e le robuste difese passive dell’avversario impedirono di conseguire quei risultati concreti cui avrebbero dato diritto le gravi perdite subite: circa 1500 uomini fuori combattimento, fra cui oltre 50 ufficiali.

Tratto da:

CENNI STORICI SUL CADORE

edito dalla

BRIGATA ALPINA CADORE

SM – UFFICIO OAIO

Generale di Brigata (ris) Antonio GELSOMINO

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