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Regime iraniano

 

Anno 2009_01 Luglio


L’1 Luglio, le agenzie giornalistiche, riprendendo la notizia dal “Jerusalem Post”, informano che la “deriva” del regime iraniano sta sempre più accentuando la sua corsa verso una gestione del potere ormai sanabile solo con una “controrivoluzione”.
Di fronte alle manifestazioni di piazza, cui ha fatto seguito una repressione di assoluta brutalità delle forze di polizia e dei pasdaran contro i sostenitori di Moussavi, repressione che ha sortito qualche morto, più centinaia di feriti, il governo di Ahmadinejad ha provveduto, in base ad accuse tutte da dimostrare, a far impiccare ben sei oppositori.

Isolare Iran

La LIDU, senza frapporre tempo in mezzo, stila il comunicato che segue, ove, oltre a “rinnovare”, a carico del governo iraniano, l’invettiva d’essere un regime di feroce dittatura, repressivo d’ogni umana libertà, invita l’ONU, più che a varare dure sanzioni contro l’Iran, a sollecitare tutti gli aderenti al supremo consesso, acciocché quel Paese, venga misconosciuto, ad ogni livello, come interlocutore internazionale, e, quindi, “isolato”.
Se le “ultimissime” notizie passate ai giornali dalla Adnkronos sono vere (l’Agenzia le avrebbe riprese dal “Jerusalem Post”) possiamo senz’altro dire che la “deriva” del regime iraniano è irreversibilmente compiuta; anzi, che, ormai, non essendoci più da stupirci di niente, per gli Iraniani che aspirano alla Democrazia non rimane altro da fare che promuovere una vera e propria rivoluzione.
Infatti, se sarà confermata l’informativa circa il fatto che ben sei “seguaci” di Moussavi sono stati ieri impiccati presso la città santa (si fa per dire) di Mashhad, al termine di un processo sommario, intentato sulla base di accuse del tutto inesistenti, è ormai evidente che il più insano e sanguinario “terrore” alberga oggi in Iran. Un sistema di terrore ove la peggiore dittatura applicata dal governo trova “copertura” ed incitamento nel più bieco integralismo religioso. Un sistema che può solo essere contrastato ed annientato da una vera e propria sollevazione popolare.
A questo punto, anche noi che, nel corso di oltre un secolo e mezzo di storia, ci siamo sempre battuti per la pace, visto che, nel Paese mesopotamico, ogni barlume d’umano rispetto dei Diritti Fondamentali dell’Uomo è stato irrimediabilmente represso e che, grazie allo strumento della sharia si è giunti al punto che sia gli esuli che i milioni di “carcerati” in patria, rimpiangono addirittura il regime dello Scià, riteniamo che, sia Ahmadinejad, sia i suoi pasdaran ed i mullah, cui fanno riferimento, debbano essere “spazzati” via in ogni e qualsivoglia modo possibile, opponendo forza alla forza e violenza alla violenza, senza riserve e, magari, con l’aiuto internazionale.
Siccome non è più tempo di tentennamenti e di tentativi di “comprensione” verso chi adotta, ogni forma di forza bruta per disfarsi d’ogni categoria di “diversi”, in primis dell’opposizione, a nostro parere l’ONU dovrebbe, più che varare dure sanzioni, comunque necessarie ed urgenti, fare appello a tutte le nazioni democratiche perché misconoscano come interlocutore il governo di Ahmadinejad ed appoggiare apertamente (come noi facciamo ormai da anni), e con ogni mezzo, i “Mojaheddin del popolo”, che fanno capo alla signora Rajavi, quali veri rappresentanti dell’Iran.

Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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