SCUOLA SCIENTIFICA TESLIANA DI NATUROPATIA OLISTICA

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Introduzione alla “ricognizione” documentale di Gian Piero Calchetti_Sara Lorenzelli


La pubblicazione di questo breve ma esaustivo, rapporto biennale sulle “cose” che la LIDU ha “fatto” ed organizzato nel 2008/2009, ha lo scopo, non solo di effettuare una ricognizione retrospettiva, intesa a verificare, alla luce di ciò che avviene e si prospetta, in Italia e nel mondo, all’inizio del 2010, la coerenza delle sue attività più recenti, rispetto ai principi ispiratori di Giustizia e Libertà cui, ormai da quasi un secolo, pur prescindendo dalle sue radici risorgimentali, si conforma, ma anche di aggiornare gli associati, specie quelli meno “presenti” alle attività ordinarie, in merito alla mole non trascurabile d’un operato, d’un impegno e di uno sforzo elaborativo che, pur al cospetto di un’esigua struttura organizzativa, riesce, comunque, a produrre, imponendosi, sovente, all’attenzione di istituzioni, partiti, sindacati, centri di cultura e pubblica opinione.
Come ben evidenzia il report, non c’è uno solo dei temi che hanno, per così dire, “agitato”, nel biennio trascorso, la nostra società, che la LIDU abbia ignorato, rimosso, ovvero “guardato” con colpevole sine cura, trincerandosi dietro l’alibi della scarsezza dei mezzi, umani ed economici.

 

 


Anzi, facendo, per così dire, di necessità virtù, ci siamo “serviti”, con giusto ed accorto discernimento, di quanto, giorno dietro giorno, la cronaca ed i mass media, per chi ha occhi per vedere ed orecchie per sentire, hanno messo “gratuitamente” a nostra disposizione.

E sotto la lente d’ingrandimento, costituita dall’onestà e dallo scrupolo del nostro laico modo di sentire e d’osservare i fatti e le cose, abbiamo saputo cogliere l’essenza vera degli accadimenti, prendendo, com’è nostra storica tradizione, posizione senza riserve né reverenze;

 

Sia che si trattasse di “rinfacciare” gravi manchevolezze in merito al mancato rispetto dei Diritti dell’Uomo, circa la pena di morte, a nazioni amiche, vedi, ad esempio, la Cina di Formosa, sia che si trattasse di dare sostegno a forze irredentiste che anelano alla Democrazia nel loro Paese, quali, ad esempio, quelle d’opposizione al regime iraniano, con troppa facilità ed interesse ideologico e di “borsa”, definite, da taluni, “terroristiche”.
Con le stesse motivazioni, abbiamo, senza paventare rischi, né manifestare “tremori”, affrontato temi “difficili” e pericolosi, quali, ad esempio quelli della tortura che, non solo non sono ancora stati contemplati dal nostro Codice Penale, ma che, forse, ci hanno procurato (è materia su cui, purtroppo, non è stata fatta ancora piena luce) la morte prematura e tragica di uno dei nostri più alti ed impegnati dirigenti, il professor Paolo Ungari (“Paolino” per gli amici), del quale, oltre al ricordo, grato ed ammirato, non c’è rimasto che istituzionalizzare la “figura” attraverso l’indizione di un premio internazionale a suo nome, conferito, in perfetta simbiosi con i nostri principi costitutivi, a personalità italiane od estere che si siano distinte nel perseguimento e nel rispetto dei principi ispiratori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, solennemente sancita, a Parigi, il 10 Dicembre del 1948.

Scendendo, poi, nei fatti concreti, relativi alla “Politica” istituzionale del nostro Paese, quella, per intendersi, che, a prescindere dalla ordinaria competizione partitica, fissa le pietre miliari che delimitano e connotano la via che ogni moderna Democrazia dovrebbe percorrere per conseguire gli scopi fondamentali concernenti il cosiddetto benessere dei suoi cittadini (nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, ad esempio, uomini illustri codificarono, addirittura, il diritto del cittadino a perseguire la felicità) e della restante “umanità” correlata, senza distinzioni di sorta tra uomo ed uomo, il rapporto evidenzia come la LIDU sia stata presente, con assiduità, puntualità e costanza sui fatti più “scabrosi” che hanno agitato (per certi versi, potremmo dirlo anche letteralmente) le acque della nostra composita società: quelli delle migrazioni, dei respingimenti in mare dei clandestini, dei nomadi, dell’accoglienza, dei cosiddetti “diversi”, del razzismo, del rispetto delle culture e delle convinzioni religiose di ciascuno, del consenso informato, del rifiuto delle cure, del testamento biologico, dell’accanimento terapeutico, del diritto alla vita ed alla morte, come nel caso emblematico di Eluana Englaro, conclusosi, fortunatamente, senza luogo a procedere nei confronti dei familiari e delle altre persone che l’hanno “aiutata” a perseguire il diritto fondamentale a decidere sulla propria sorte terrena.
Siano stati, insomma, sempre lucidamente presenti ed in costante allerta, onde “verificare” che le attività istituzionali, non ostanti le “regolari” e, spesso, intollerabili incursioni della Chiesa di Roma nella “faccende” d’uno Stato che, a prescindere dal Concordato e da ogni successiva riproposizione modificativa ed applicativa, rimane e deve rimanere eminentemente laico, non giungessero, neppure in buona fede, a mortificare o ridurre i diritti oggettivi e soggettivi di ciascuno, le libertà e le specificità che caratterizzano ogni uomo e lo fanno titolare di valori unici, sacri, ed inviolabili.

Ed a questo ruolo di sentinella, rispetto alla laicità dei diritti e dei doveri fondamentali ed universali dell’uomo, patrimonio ed onere inalienabili d’ogni cittadino, come incontrovertibilmente dimostrano i documenti del rapporto.

La LIDU, ha immancabilmente saputo far fronte anche quando s’è trattato di dare apertamente atto alla Chiesa, come sul tema degli immigrati, di posizioni, non solo coraggiose, rispetto ad un consolidato d’opinioni partitiche ed ideologiche vastamente e fondamentalisticamente contrarie, ma anche strutturalmente “difficili” da sostenere, come nel caso, sempre ad esempio, della mai invocata reciprocità di comportamenti, in materia di autorizzazioni ad edificare luoghi di culto, tra Italia e Paesi islamici.

Infine, ultimo ma non ultimo per importanza, la LIDU, così come si evince dal rapporto, è stata forse l’unica tra le diverse fonti d’opinione laica che ha avuto il coraggio, mentre i più si schermivano comodamente dietro l’alibi che, in fondo, si era trattato solo della malasorte di un personaggio, per così dire scomodo, sostanzialmente inutile e dannoso per la società, in quanto drogato e saltuario frequentatore delle aule di giustizia, di definire, apertis verbis, addirittura una patente violazione della “sacralità” della persona quella subita, in carcere ed in ospedale, dal giovane Stefano Cucchi.
E questo, perché, anche dal punto di vista morale, è tanto più grave la violazione di un Diritto quanto più questa avvenga nei confronti di persona cui è, di fatto, impedita ogni possibilità di difendersi.

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Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio.
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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